martedì 19 dicembre 2023

Ancora sul "motu proprio" di papa Francesco

Parlando con alcuni amici cattolici ho notato che, dopo aver letto il mio post "https://anni-senza-fine.blogspot.com/2023/11/la-rivoluzione-teologica.html", hanno minimizzato molto gli effetti e la portata del motu proprio di Francesco. 

Inoltre la fonte principale da me citata (www. repubblica.it) è stata giudicata (da loro) di parte e quindi fuorviante e poco credibile. Personalmente credo che il sito sia attendibile ma che, soprattutto, faccia riferimento al documento ufficiale; comunque ripropongo la stessa notizia riportata dal sito ufficiale di "Famiglia Cristiana". Più attendibile di così (per i cattolici, ovviamente...)!!

A completamento ho aggiunto il commento di un altro sito cattolico super tradizionalista.

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 IL PAPA AL NUOVO PREFETTO DELLA DOTTRINA DELLA FEDE: «IN PASSATO METODI IMMORALI»

https://www.famigliacristiana.it/articolo/il-papa-al-nuovo-prefetto-della-dottrina-della-fede-in-passato-metodi-immorali-no-alla-teologia-da-tavolo.aspx

L’accusa di immoralità, lanciata da un papa ad un organo supremo della Santa Sede, a mia conoscenza non ha precedenti.

https://blog.messainlatino.it/2023/07/papa-francesco-e-i-metodi-immorali.html

lunedì 18 dicembre 2023

Joseph de Maistre (1753), filosofo, diplomatico, magistrato e giurista, pensatore reazionario

 Dateceli dai cinque ai dieci anni, e saranno nostri per tutta la vita.

Superiormente alle numerose razze d'animali è collocato l'uomo, la cui mano struggitrice nulla risparmia di ciò che vive; esso uccide per nutrirsi, uccide per vestirsi, uccide per ornarsi, uccide per difendersi, uccide per sollazzarsi, uccide per uccidere.» (da Le serate di Pietroburgo)

La storia umana è diretta da una Provvidenza che supera gli accorgimenti politici e che drizza a ignote mete la nave dell'umanità.» (Scritti scelti, Milano, 1934, 2a ed. 1952)

Quando noi diciamo che la Chiesa è infallibile, non chiediamo per essa nessun privilegio particolare; chiediamo soltanto ch’ella goda del diritto comune a tutte le sovranità possibili, le quali agiscono tutte necessariamente come infallibili. Lo stesso è per la Chiesa;  questo governo è dunque di sua natura infallibile, ossia assoluto, senza di che non governerebbe più. Nell’ordine giudiziario, che è una delle parti del governo, non è fuor di dubbio che bisogna assolutamente giungere a un potere che giudica e non è giudicato, precisamente perché sentenzia in nome del potere supremo di cui è ritenuto organo e voce? 

Così il genere umano è in gran parte naturalmente servo e non può essere tolto da questo stato altro che soprannaturalmente... senza il cristianesimo, niente libertà generale. E senza il papa non si dà vero cristianesimo operoso, potente, convertitore, rigeneratore, conquistatore, perfezionante. 

Nel Medioevo la Chiesa è stata il sostegno dell'ordine sociale e questo la rende superiore al potere civile. Le teorie illuministiche sulla libertà naturale dell'uomo sono semplici follie e diaboliche stranezze. Il cristianesimo autentico è quello rappresentato dal papa romano che ha proclamato la libertà universale ed è l'unico nella generale debolezza di tutte le sovranità europee ad aver conservato la sua forza e il suo prestigio. Condivido poi l'analisi di Burke sulla falsa pretesa della maggioranza di prevalere sulla minoranza mentre dovunque «il piccolissimo numero ha sempre condotto il grande» e per questo è buon diritto dell'aristocrazia assumere la guida del paese.

(da Del Papa)

Joseph de Maistre  (1753 – 1821), filosofo, politico, diplomatico, scrittore, magistrato e giurista, tra i più noti pensatori reazionari del periodo post-rivoluzionario.

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Oggi molte di queste affermazioni suonano grottesche ma ci sono ancora alcune persone (poche per fortuna) che le considerano vere......

lunedì 20 novembre 2023

LA RIVOLUZIONE TEOLOGICA

 

Nel post si parla di una autentica rivoluzione teologica passata incredibilmente sotto silenzio anche tra i fedeli. Credo si tratti DAVVERO di un cambio epocale della teologia anche se, sono pronto a scommettere, partiranno interpretazioni e chiarimenti che ridurranno (o azzereranno) il valore rivoluzionario dei quanto scritto dal papa.  Evidenziazioni e sottolineature sono miei.

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LA RIVOLUZIONE TEOLOGICA È GIÀ COMINCIATA

Il primo novembre, l’attività legislativa di Papa Francesco ha prodotto un ennesimo motu proprio. Il settantunesimo dal 2013, intitolato Ad theologiam promovendam.

La giuridicità dell’atto consiste nel dotare di nuovi statuti la Pontificia accademia di teologia, istituzione fondata nel 1718 con lo scopo «di promuovere il dialogo fra fede e ragione nonché l’approfondimento della dottrina cristiana seguendo le indicazioni del Santo Padre».

Dopo due secoli, fede e ragione vanno in pensione e la futura Accademia dovrà prepararsi a coltivare studi per un «dialogo transdisciplinare con le filosofie, le scienze, le arti e tutte le altre conoscenze».

Il documento è tassativo nello stabilire che la teologia che verrà dovrà avere come punto di partenza un ampio rapporto con le scienze contemporanee, la cultura e l’esperienza umana, affinché si superino «le tendenze disumanizzanti». E qui la mente va al discorso con cui Papa Francesco ha definito «immorali» metodi e procedure della Congregazione della dottrina della fede, a cui la Pontificia accademia di teologia fa riferimento.

Se poi si aggiunge il convincimento, scritto nel documento, che il futuro della teologia cattolica debba essere contestualizzato e conforme al buon senso delle persone, se ne deduce che la mole di documenti e diktat editi durante il pontificato di Giovanni Paolo II vadano riposti negli angoli bui delle biblioteche e che i cosiddetti «principi non negoziabili» possano essere apertamente smentiti (come in realtà già avviene tra i fedeli) ricevendo quanto le scienze umane insegnano da decenni

Tutto ciò, dice il Papa, per la teologia deve essere una «rivoluzione culturale». Nel mondo i teologi l’hanno già fatta, ma Roma finge di non saperlo.

Si sveglierà?

FILIPPO DI GIACOMO

www.repubblica.it



martedì 14 novembre 2023

Il conflitto arabo-israeliano

Non conosco abbastanza bene la storia di quel piccolo pezzo di terra ma l'opinione di Montanelli, seppur espressa un po' di anni fa, mi sembra attualissima.

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Indro Montanelli: ebrei e palestinesi, un conflitto causato dagli arabi!

“Che i profughi palestinesi siano delle vittime, non c’è dubbio. Ma lo sono degli Stati Arabi, non d’Israele. Quanto ai loro diritti sulla casa dei padri, non ne hanno nessuno perché i loro padri erano dei senzatetto. Il tetto apparteneva solo a una piccola categoria di sceicchi, che se lo vendettero allegramente e di loro propria scelta.

Oggi, ubriacato da una propaganda di stampo razzista e nazionalsocialista, lo sciagurato fedain scarica su Israele l’odio che dovrebbe rivolgere contro coloro che lo mandarono allo sbaraglio. Ma non ci si venga a dire che i responsabili di questa sua miseranda condizione sono gli «usurpatori» ebrei. Questo è storicamente, politicamente e giuridicamente falso.”

La terra di Israele è sempre stata la terra degli ebrei. Se leggiamo le descrizioni di Gerusalemme fatta nel 1800 da Marx e Mark Twain, leggiamo di “una città povera e miserabile abitata nella parte Est, interamente, da ebrei poveri e miserabili che erano sempre vissuti lì, da tremila anni”. Gli arabi erano sì in leggera maggioranza numerica ma in gran parte erano nomadi senza terra, l’unica vera comunità stanziale era quella ebraica che abitava le stesse case da migliaia di anni.

Gli ebrei sionisti emigrati nel ‘900 si sono massacrati a dissodare, irrigare, fabbricare desalinizzatori, sono morti a migliaia di stenti e di malaria, parassitosi, colera, setticemia e tetano. Sono morti a decine di migliaia, ma poi hanno vinto, il deserto è fiorito, dove cerano lande desolate è nato un paese di filari di vite e di limoni.

Per poter di nuovo odiare gli ebrei è violato il diritto civile, che per dirla con un toscanismo si riassume in “chi vende, poi, non è più suo”. Gli arabi la loro terra se la sono venduta, prima ai sionisti facendola pagare carissima, poi alla comunità internazionale intascando 66 anni di fiumi di denaro per risarcirgli il “dolore” di aver perso 20.000 chilometri quadrati di terra che non è mai stata loro, meno del Piemonte, che quando c’erano loro era un terra di sassi, paludi e scorpioni.

Indro Montanelli

https://aidanewsxl.wordpress.com/2018/04/02/indro-montanelli-ebrei-e-palestinesi-un-conflitto-causato-dagli-arabi/

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venerdì 10 novembre 2023

Viaggiare nel tempo

 Il viaggio nel tempo: una bellissima fantasia? Personalmente io credo di si.

Questo post si basa su un articolo pubblicato su https://leganerd.com/2023/11/02/viaggiare-nel-tempo-non-sara-mai-possibile-la-nuova-teoria-fisica-che-spiega-perche/ di cui ho fatto una sintesi. Ad onor del vero l’articolo non mi sembra molto chiaro ma, a mio avviso, merita una lettura.

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Viaggiare nel tempo non sarà mai possibile. La “nuova” teoria fisica che spiega perché.

di  Cristina Rapagnà 2-Nov-2023

“Il teletrasporto” e “viaggiare nel tempo”: gli scienziati lavorano ad entrambi. Se il teletrasporto non è del tutto un’utopia, viaggiare nel tempo è impossibile (se non con la mente e i ricordi) e una nuova teoria fisica spiega il perché.

Estremamente improbabile se non del tutto impossibile

La spiegazione che nega la possibilità di viaggiare nel tempo sembra risiedere nello scambio di luce che si piega attraverso il tempo e lo spazio, impedendo qualsiasi interazione significativa con il passato o il futuro.

Il trio di scienziati finlandesi della Tampere University, ha scoperto che per compiere un vero e proprio viaggio nel tempo, sarebbe necessario superare una delle costanti fondamentali dell’universo: la velocità della luce.

La luce è un’onda elettromagnetica, e questa onda si piega quando attraversa la materia. Tuttavia, questa curvatura è limitata, e la luce non può piegarsi abbastanza da consentire un vero viaggio. In altre parole, le onde luminose non possono essere rese sufficientemente “mobili”.

Cos’è una costante universale?

Una “costante universale” è una grandezza fisica che ha un valore costante e invariabile in tutto l’universo. Queste costanti sono fondamentali per le leggi fisiche e servono da mattoni di base nelle teorie scientifiche. Le costanti universali sono immutabili e non subiscono variazioni.

Un’illusione

Per affrontare efficacemente il viaggio nel tempo, come lo vediamo nelle narrazioni di fantasia, sarebbe necessaria una completa riconfigurazione della luce così come la conosciamo, il che al momento è al di là delle capacità scientifiche disponibili.

La Teoria del Tempo Proprio

I fisici dell’Università di Tampere hanno teorizzato un metodo per mandare gli esseri umani nello spazio a una velocità superiore a quella della luce, anche se lo studio ha dato risultati infelici. Per questo, dopo averci ragionato su, hanno stabilito che le onde fisiche sono misurate in unità del cosiddetto “tempo proprio”.

La teoria del tempo proprio implica che il tempo possa scorrere in modo diverso in luoghi diversi dell’universo a causa dell’attrazione gravitazionale. Ad esempio, un orologio posto vicino a un buco nero potrebbe segnare il tempo in modo diverso rispetto a un orologio situato sulla Terra, a causa della gravità più intensa vicino al buco nero. Oppure, proprio perché l’attrazione della gravità influisce sul tempo, una persona che trascorre molto tempo a bordo di un aereo potrebbe dover ricalibrare un orologio analogico diverse volte all’anno per riadattarlo al tempo proprio della crosta terrestre.

Tuttavia, questa dilatazione temporale non ha alcuna influenza sulla capacità di una persona di rallentare o accelerare l’invecchiamento, né sulla sua capacità di invertire il tempo per tornare al passato.

E’ possibile che il viaggio nel tempo rimanga un sogno inaccessibile per sempre?

Mentre viaggiare nel tempo come lo vediamo nella fantascienza potrebbe rimanere un’illusione, la scienza ha comunque aperto interessanti possibilità. Ad esempio, grazie ai potenti telescopi spaziali come il James Webb Space Telescope, gli scienziati possono “guardare” indietro nel tempo osservando oggetti distanti nell’universo. La luce emessa da questi oggetti impiega molto tempo per raggiungere la Terra, consentendo agli astronomi di osservare eventi che sono accaduti molto tempo fa.

Tuttavia, anche questa forma di “viaggio nel tempo” ha le sue limitazioni. Non possiamo tornare indietro nel passato personale o interagire direttamente con esso. Possiamo solo osservare gli eventi passati dell’universo attraverso il filtro della luce che ci raggiunge.

Possiamo affidarci solo al presente

Un dato di fatto è che, quando esaminiamo le conoscenze scientifiche attuali, viaggiare nel tempo come lo vediamo nei film e nei romanzi di fantascienza è estremamente improbabile. In teoria, se la scienza potesse progredire a tal punto da permettere agli esseri umani di viaggiare negli angoli più remoti dell’universo, i ricercatori terrestri, migliaia di anni dopo, potrebbero essere in grado di osservarli mentre fanno una passeggiata nello spazio utilizzando telescopi avanzati.

Ma il viaggio nel tempo come una forma di interazione diretta con il passato rimane irraggiungibile. La nostra avventura attraverso il tempo sembra essere una strada a senso unico.

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Peccato....

martedì 31 ottobre 2023

Universo dal nulla?

 Ho trovato questo articolo decisamente interessante che cerca di spiegare se e come l'Universo potrebbe essere nato. Secondo il mio modestissimo parere semplifica troppo e, più che dare risposte, pone domande ma è comunque meritevole di attenzione per la sintesi che fa di fenomeni enormemente complessi.

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L’universo è nato dal nulla? E cosa c’era prima del Big Bang? Le possibili risposte

Se il nostro universo sia nato dal nulla o se c’era qualcosa prima rimane tutt’ora un mistero. Questo, però, non impedisce ad alcuni fisici di provare a capirlo

“L’ultima stella si raffredderà lentamente e svanirà. Alla fine l’universo tornerà ad essere vuoto, buio, senza vita né significato”. Non è l’incipit di un racconto di fantascienza, ma le parole del fisico Brian Cox nella serie tv della BBC intitolata “Universe”. La morte dell’ultima stella sarà solo l’inizio di un’epoca infinitamente lunga e oscura che segnerà la fine dell’universo per come lo conosciamo. Tutta la materia sarà consumata da mostruosi buchi neri, che a loro volta evaporeranno in deboli barlumi di luce. Lo spazio continuerà a espandersi, finché anche quella luce fioca diventerà troppo debole per interagire. Ogni attività dell’universo cesserà. Sembra una visione pessimistica del cosmo, ma molti astronomi credono sia stata proprio una condizione come quella appena descritta a dar vita all’universo attraverso il Big Bang. Cerchiamo di capire in che modo.

Perché non ha senso chiedersi cosa c’era prima del Big Bang

Prima di provare a spiegare cosa c’era prima del Big Bang, diamo un’occhiata a come è nata la materia che ci circonda. Se miriamo a spiegare le origini della materia fatta di atomi e molecole, di certo non c’era niente di tutto questo intorno al Big Bang, né c’è stato per centinaia di migliaia di anni dopo. In effetti, abbiamo una comprensione abbastanza dettagliata di come i primi atomi si siano formati da particelle più semplici, una volta che l’universo si era raffreddato abbastanza da rendere stabile la materia, e di come questi atomi si siano fusi in elementi più pesanti all’interno delle stelle.

Questa spiegazione, però, non dice se tutto abbia avuto origine dal nulla. Proviamo a tornare più indietro, alle prime particelle di protoni e neutroni, che insieme costituiscono il nucleo atomico. Sono comparse circa un decimillesimo di secondo dopo il Big Bang. E prima di quel momento, non c’era davvero materiale (nel senso più comune della parola). La fisica, però, ci consente di continuare a tracciare una linea temporale a ritroso, a quei processi fisici che precedono la materia stabile.

Qui entriamo nel regno della fisica speculativa, dato che non siamo in grado di produrre abbastanza energia in laboratorio per simulare i processi che avvenivano in quel momento. Una delle ipotesi più accreditate è che tutto fosse costituito da una zuppa bollente di particelle elementari chiamate quark, i cosiddetti mattoni di neutroni e protoni. In quel momento, tra l’altro, c’era materia e antimateria in quantità approssimativamente uguali. A ogni particella è associata un’antiparticella, ovvero una particella del tutto identica alla prima, se non fosse per il segno della carica elettrica. Ma come sono nate queste particelle?

Il Big Bang è nato dal nulla?

La teoria quantistica dei campi ci dice che anche un vuoto, corrispondente allo spaziotempo vuoto, è pieno di attività fisica sotto forma di fluttuazioni di energia. Tali fluttuazioni possono dare origine a particelle che fuoriescono e che scompaiono poco dopo. Può sembrare una stranezza matematica, ma gli scienziati sono stati in grado di individuarle in numerosi esperimenti.

A questo punto potremmo chiederci: da dove sbuca lo spaziotempo stesso? Proviamo a portare l’orologio ancora più indietro, nella cosiddetta “epoca di Planck”, un decimilionesimo di trilionesimo di trilionesimo di trilionesimo di secondo dopo il Big Bang. A questo punto lo spazio e il tempo stessi furono soggetti a fluttuazioni quantistiche. I fisici, normalmente, lavorano separatamente con la meccanica quantistica che governa il micromondo delle particelle, e con la relatività generale, che invece si applica su grandi scale cosmiche. Per comprendere l’era di Planck, abbiamo quindi bisogno di una teoria completa della gravità quantistica, unendo le due teorie.

La gravità quantistica

Attualmente non abbiamo una teoria che spieghi la gravità quantistica, ma sono stati fatti vari tentativi attraverso la teoria delle stringhe e la gravità quantistica ad anello. Secondo queste teorie, lo spazio e il tempo ordinari sono visti come emergenti, cioè come onde sulla superficie di un oceano profondo. Ciò che sperimentiamo come spazio e tempo sono il prodotto di processi quantistici che operano a livello microscopico più profondo.

Insomma, nell’era di Planck la nostra concezione ordinaria dello spazio e del tempo si sgretola, quindi non possiamo più fare affidamento su un’eventuale relazione di causa-effetto. Nonostante ciò, tutte le teorie candidate a spiegare la gravità quantistica descrivono qualcosa di fisico che stava accadendo nell’era primordiale dell’universo. Una sorta di precursore quantistico dello spazio e del tempo ordinari. Insomma, finché non faremo progressi verso una solida “teoria del tutto”, non saremo in grado di dare una risposta definitiva. Il massimo che possiamo dire con sicurezza è che la fisica, finora, non ha trovato prove di qualcosa che nasce dal nulla.

Valerio Novara Ottobre 17, 2023

https://www.passioneastronomia.it/e-se-luniverso-non-avesse-avuto-un-inizio/

Riferimenti: BBC


lunedì 23 ottobre 2023

Madre Teresa di Calcutta (3)


Madre Teresa di Calcutta, fu tutt'altro che tenera coi poveri che erano in stato di degenza nel suo cosiddetto ospedale, che in realtà aveva più le sembianze di un lazzaretto da terzo mondo che non, appunto, quelle di un vero ospedale. 

Una delle massime di Madre Teresa era che il dolore fisico avvicina il sofferente a Gesù, ed è proprio che sulla base di questa sua convinzione che il suo centro era sempre sprovvisto di analgesici e anestetici. A Madre Teresa interessava salvare le anime dei suoi degenti molto più della loro vita terrena, ed è per questo che nel suo lazzaretto c'erano più catechisti cattolici che non medici e infermieri

L'unico "miracolo" veramente accertato di Madre Teresa, resta la sparizione di svariati milioni di dollari derivanti dalle donazioni che riceveva da tutte le parti del mondo e che le avrebbero consentito, se solo l'avesse voluto, la costruzione di veri ed efficienti ospedali, tipo quelli dove andava a curarsi lei quando stava male, al posto di quelli fatiscenti che aveva invece approntato per l'accoglimento dei suoi poveri. 

Son ben felice di non essere mai stato un degente di uno dei suoi centri di misericordia e provo una gran tristezza per chi invece lo è stato.

Bruno Zucca, laureato in Medicina e Chirurgia all'Università Statale di Milano con una tesi di laurea in Psichiatria dal titolo "Il Linguaggio Simbolico delle Malattie Psicosomatiche". Ha seguito un percorso formativo psicoanalitico junghiano ed è stato allievo di Silvia Montefoschi.
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Madre Teresa di Calcutta (2)

Ero arrivato alla conclusione che Madre Teresa di Calcutta fosse non tanto un'amica dei poveri quanto un'amica della povertà. Lodava la povertà, la malattia e la sofferenza come doni dall'alto, e diceva alle persone di accettare questi doni con gioia

La sua celebre clinica di Calcutta in realtà non era che un ospizio primitivo, un posto dove la gente andava a morire, un luogo dove le cure mediche erano poche, quando non addirittura inesistenti (quando fu lei ad ammalarsi, volò in prima classe alla volta di una clinica privata in California). 

Le grandi somme di denaro raccolte venivano spese per la maggior parte nella costruzione di conventi in suo onore. Aveva fatto amicizia con tutta una serie di ricchi truffatori e sfruttatori, da Charles Lincoln della Lincoln Savings & Loans, alla ripugnante dinastia Duvalier di Haiti, accettando da entrambi generose donazioni di denaro che in realtà era stato rubato ai poveri.

Molto appropriatamente, è stato detto che lei preferisce i moribondi perché, quando ti trovi di fronte a uno che non può fare altro che morire, non hai bisogno di offrire molto altro.



Madre Teresa di Calcutta (1)

 Con questo post ne inauguro una serie su Madre Teresa di Calcutta, personaggio divisivo come pochi altri. Saranno tre o quattro. Come prima cosa chiariamo subito che Madre Teresa di Calcutta non era madre, non si chiamava Teresa e non era originaria di Calcutta.😁😁

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Se fossi costretta a scegliere tra Galileo e l'Inquisizione, sceglierei l'Inquisizione. (India is my country, and I am an Indian: Mother Teresa, indiatoday.in, 19 luglio 2013)

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Secondo me è bellissimo che i poveri accettino il loro destino, che lo condividano con la passione di Cristo. Penso che la sofferenza della povera gente sia di grande aiuto per il mondo. (Da una conferenza stampa a Anacostia, 25 giugno 1981)

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Per me è così chiaro: tutto delle Missionarie della Carità esiste solo per saziare la sete di Gesù. (https://it.wikiquote.org/wiki/Madre_Teresa_di_Calcutta)

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martedì 10 ottobre 2023

Il "setaccio".

C'è stato un tempo in cui si credeva che gli agnelli crescessero sugli alberi.

Sir John Mandeville, un cavaliere inglese vissuto nel XIV secolo, scrive nelle sue memorie di un incidente che gli capita in India. Nel corso del viaggio si imbatte in una pianta molto insolita, che genera frutti simili a zucche: “E quando sono mature, gli uomini le tagliano e trovano al loro interno una piccola bestia, con carne, ossa e sangue, come se fosse un piccolo agnello senza lana. E gli uomini mangiano sia il frutto che la bestia, ed è una grande maraviglia. Di quel frutto anch’io ho mangiato, sebbene fosse maraviglioso, ma so bene che Dio è maraviglioso nelle sue Opere”.

Un agnello che cresce dentro una zucca? Che cosa dobbiamo pensare di simili affermazioni? È vero che, secondo gli studiosi, probabilmente Mandeville non è nemmeno mai esistito o, se è esistito, si è solo immaginato molte delle cose di cui ha scritto e che forse per diversi suoi racconti si è ispirato a quelli precedenti di Marco Polo.

Tuttavia, il simpatico cavaliere errante non fu l’unico a raccontare di agnelli vegetali. Poco prima di lui, lo aveva fatto un italiano, Odorico da Pordenone, un sacerdote francescano, dopo la morte addirittura santificato, partito missionario per l’Oriente nel 1318. Nelle memorie dettate al fratello, Odorico racconta di avere sentito “da persone degne di credito”, che in Persia crescono zucche al cui interno, una volta mature, si trovano piccoli animali, come agnelli. 

Ovviamente non esiste e non è mai esistito nulla del genere. È chiaro che queste storie sono false: come si può pensare che gli agnelli crescano sugli alberi? Certo, è chiaro. È ovvio. Ma lo è adesso. Per secoli quelle, e moltissime altre storie simili (compresa quella relativa a un’altra pianta da cui invece si diceva nascessero embrioni umani), erano ritenute vere, tanto dal popolo quanto dagli studiosi. D’accordo, ma come facevano a esserne così sicuri, visto che alla fine nessuno aveva mai realmente visto, raccolto o mostrato pubblicamente anche un solo esemplare di tali prodigi?

Il fatto è che noi possiamo cercare di spiegare il mondo solo sulla base delle conoscenze disponibili, o di quelle che pensiamo siano le conoscenze disponibili. Quando gli antichi greci, nel corso dei numerosi contatti che ebbero con l’India, scoprirono per la prima volta il cotone, o per dirla con il più importante divulgatore in Occidente di notizie sull’India, Ctesia di Cnido, scoprirono gli “alberi che portano la lana”, si piantò forse il primo seme della leggenda dell’agnello vegetale. Con il passare dei secoli, dopo il lungo isolamento seguito alla caduta dell’Impero romano, non è difficile immaginare che l’aumento degli scambi tra Oriente e Occidente abbia indotto alcuni europei a fare due più due. I loro indumenti sono realizzati con la lana delle pecore, che sono animali; ma ecco che dall’Oriente arrivano commercianti carichi di lana (è cotone, in realtà, ma non importa) che spiegano essere ricavato da particolari piante. Che cosa dedurne? Che probabilmente nella Tartaria (l'attuale Asia centrale) le pecore nascono dalle piante. Logico. A mettere fine alla leggenda dell’agnello vegetale fu, nel 1683, il naturalista tedesco Engelbert Kaempfer che, su ordine di re Carlo XI, condusse una ricerca sistematica in Asia Minore e stabilì che, semplicemente, non esisteva un solo agnello vegetale al mondo.

Ci vollero, insomma, secoli prima di accertare che quelle interpretazioni della realtà erano, per l’appunto, solo leggende. Ma fino ad allora nessuno lo poteva nemmeno immaginare. Il fatto è che quando non sappiamo qualcosa, a volte non ci rendiamo nemmeno conto che c’è qualcosa da sapere. Non sappiamo di non sapere.

Oggi, con la strabiliante quantità di informazioni che si accumulano in ogni istante, è più facile per ciascuno di noi rendersi conto di quante cose non sappiamo e, dunque, dovrebbe essere più facile anche maturare la consapevolezza di non sapere (anche se, in realtà, non tutti ci arrivano, come purtroppo vediamo ogni giorno sui social). Ma fino a poco tempo fa, quando non si sapeva qualcosa ci si accontentava di spiegazioni provvisorie. E se un numero abbastanza grande di persone trovava ragionevoli quelle spiegazioni provvisorie, e magari di maggiore conforto rispetto a un quadro più ampio di credenze, esse finivano per trasformarsi in realtà consensuali.

Questo tipo di storie ci aiuta a capire meglio come si forma la conoscenza: si osserva il mondo e, attraverso il ragionamento, si sviluppano ipotesi. E fino al Seicento ci si fermava qui. Almeno finché Galileo, Cartesio e Bacone non rivoluzionarono il modo di conoscere la realtà del mondo, introducendo un metodo sperimentale, il metodo scientifico.

Non è che ciò che credevano le grandi civiltà del passato fosse tutto sbagliato. Anche nell’antichità c’erano grandi scienziati, soprattutto in Grecia, come Archimede, Euclide o Pitagora, ma le cose vere erano spesso mescolate alle leggende e alle falsità. Non c’era un criterio per separare i fatti dalle opinioni, ciò che si credeva da ciò che si poteva dimostrare. Valeva l’ipse dixit, l’autorevolezza di uno studioso, come per esempio Aristotele, che trasformava in “verità” qualunque cosa dicesse: l’idea era che una persona così intelligente non si poteva sbagliare mai. Che cosa mancava?

Mancava quello che Piero Angela chiamava “il setaccio”: un sistema, cioè, capace di filtrare in modo indipendente la validità di una ricerca da una scoperta.

La straordinaria rivoluzione per il pensiero umano introdotta con il metodo scientifico equivale, dunque, a questo “setaccio” e consiste essenzialmente nel fatto che 

una volta formulata un’ipotesi per spiegare un fenomeno, 

non ci si ferma lì, 

ma si mette quell’ipotesi alla prova attraverso il controllo sperimentale: 

si accumulano cioè osservazioni 

e si conducono esperimenti capaci di confermarla o smentirla.

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Semplice e chiaro! O no? In effetti una buona parte degli esseri umani (io compreso, a volte) si affida ad altri "sistemi": intuito, sensazioni, ipse dixit, "l'ha detto mio cugggino!", ecc.

Per fortuna esiste la scienza ed esistono i bravi scienziati!


Relatività e meccanica quantistica

Visto che il post che ha ricevuto (e di gran lunga) più visite è quello relativo alla quantistica eccone un altro che, a mio avviso, spiega in maniera semplice (forse un po' troppo...) la differenza tra la teoria della relatività generale e la meccanica quantistica.

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Perché relatività e meccanica quantistica sono (relativamente) incompatibili fra loro

1. Cosa prevede la teoria della relatività

Per capire questa conflittualità torniamo al 1915, quando Albert Einstein pubblicò la sua teoria della relatività generale. Si tratta di una delle teorie di maggior successo della storia della scienza, tanto che le sue previsioni continuano ad essere confermate tutt’ora. Dalle scoperte relative ai buchi neri, al principio di equivalenza dimostrato nello spazio dal satellite MICROSCOPE, a come la luce emessa dalla stella S2, in orbita attorno al buco nero del centro galattico, mostri un redshift gravitazionale proprio come previsto dalla relatività generale. Sono solo alcuni esempi della validità della formula di Einstein.

Nonostante questo, la teoria della relatività non può essere la descrizione ultima della gravità. Si tratta di una teoria classica dei campi, che concepisce lo spazio e il tempo come continui, cioè infinitamente divisibili, e gli eventi che in essi accadono come deterministici, ovvero dipendenti gli uni dagli altri in base a precise e quantificabili relazioni di causa-effetto. Nella relatività generale massa ed energia e spazio e tempo sono vincolati da rapporti numerici. Essi descrivono con precisione distribuzione e moto della massa-energia, nonché la curvatura dello spazio-tempo in qualunque luogo e momento temporale.

2. La meccanica quantistica, spiegata.

Quando ci si avventura nel mondo microscopico, i fenomeni osservabili sono regolati da leggi formulate da un’altra descrizione della realtà, efficace almeno quanto la relatività generale: la fisica quantistica. Nel mondo dei quanti, spazio e tempo non sono continui come nella relatività generale, ma discreti. Esistono limiti alla loro divisibilità, al di sotto dei quali spazio e tempo perdono di significato. Sono la lunghezza (1,6×10⁻³⁵ m) e il tempo di Planck (5,4×10⁻⁴⁴ s).

Non basta. A fondamento della fisica quantistica c’è il principio di indeterminazione, che sostiene sia impossibile conoscere con precisione assoluta entrambi i valori di grandezze coniugate, come la quantità di moto e la posizione di una determinata particella. È un principio che nasce dalla natura ondulatoria dei quanti: non solo i fotoni, ma anche particelle come protoni, elettroni e neutroni sono descritti nella fisica quantistica da funzioni d’onda che hanno una distribuzione probabilistica. Vuol dire che nel mondo subatomico c’è sempre una certa dose di incertezza che non possiamo eliminare.

Insomma, l’indeterminazione intrinseca dei quanti “spazza via” la classica e ordinata bellezza del mondo descritto dalla relatività generale. Si usa quest’ultima per descrivere, ad esempio, i fenomeni di lente gravitazionale generati da ammassi di galassie. Si ricorre alla fisica quantistica quando si studia il fenomeno di entanglement tra particelle arbitrariamente distanti.

Valerio Novara, ottobre 5, 2023

https://www.passioneastronomia.it/perche-relativita-e-meccanica-quantistica-sono-incompatibili-fra-loro-la-risposta/?fbclid=IwAR0lmm8XXaKbYFxZVRiZVjNbLg61DaC3OVnDWlguS-6-Z4duCiqKso2EfN8

lunedì 18 settembre 2023

Fede e Scienza a confronto

Un caro amico (che considero molto intelligente e di grande cultura sia scientifica che umanistica) è moderatore di un gruppo Facebook intitolato: "Fede e scienza a confronto"

Personalmente considero questo tipo di confronto poco sensato perché è evidente (ai miei occhi) che sono due cose nettamente distinte e con pochi punti di contatto. Ho però provato a prendere in considerazione le definizioni dei due termini dai principali dizionari e da Wikipedia.

Fede: 

- credenza piena e fiduciosa che procede da intima convinzione o si fonda sull'autorità altrui più che su prove positive: avere f. in Dio, nella Provvidenza, nei valori umani, nella democrazia. Fede religiosa, e spec. quella cattolica, per cui si credono vere le cose rivelate da Dio, cioè i misteri soprannaturali e non dimostrabili della Trinità, Incarnazione, Redenzione. (https://www.treccani.it/vocabolario/fede/#:~:text=a.,democrazia%3B%20dare%2C%20prestare%20f.)

Scienza: 

- il risultato delle operazioni del pensiero, spec. in quanto oggetto di codificazione sul piano teorico e di applicazione sul piano pratico

- il sistema di conoscenze ottenute attraverso un'attività di ricerca prevalentemente organizzata con procedimenti metodici e rigorosi, coniugando la sperimentazione con ragionamenti logici condotti a partire da un insieme di assiomi, tipici delle discipline formali. 

- il suo obiettivo è di pervenire a una descrizione verosimile, con carattere predittivo, della realtà e delle leggi che regolano l'apparenza dei fenomeni.

(https://it.wikipedia.org/wiki/Scienza#:~:text=La%20scienza%20%C3%A8%20un%20sistema,assiomi%2C%20tipici%20delle%20discipline%20formali)

Sintesi:

fede: CREDENZA che procede da intima convinzione e si fonda su autorità altrui e non su prove.

scienza: sistema di CONOSCENZE (ottenute attraverso la SPERIMENTAZIONE organizzata con procedimenti metodici e rigorosi) con carattere PREDITTIVO della realtà e dei FENOMENI.


Mi sembra evidente che sono sistemi posti su piani diversissimi e inconciliabili (tranne rarissime eccezioni) e, quindi, eventuali "confronti" sono (ovviamente a mio parere) tempo sostanzialmente perso o quasi.

Statistiche del sito.

Oplà! Sono state superate le 15000 visite al blog. In particolare nelle ultime settimane ci sono state molte visite ma nessun commento: peccato.

Ci sono voluti anni per passare le 10000 visite mentre in pochi mesi altri 5000 accessi. 

Grazie a tutti ma commentate!!!


mercoledì 6 settembre 2023

Ominini e il mondo dell'informazione

 Da pochi giorni è stata pubblicata su Science una interessante ricerca che (analizzando il DNA umano) afferma che circa un milione di anni fa i progenitori degli esseri umani che oggi popolano il pianeta Terra sono andati molto vicini all’estinzione. 

Rifacendomi allo scopo iniziale di questo blog vorrei soffermarmi sul come la notizia è stata pubblicata e commentata su due siti “attendibili” (secondo me): “ilpost.it”  (https://www.ilpost.it/2023/09/04/ipotesi-origine-specie-umana-estinzione-clima/?homepagePosition=7) e “leganerd.com” ((https://leganerd.com/2023/09/02/antenati-delluomo-a-rischio-estinzione-900mila-anni-fa-nuovo-studio-del-dna/)

In sostanza a me sembra che mentre “leganerd” riprende in modo pedissequo quanto pubblicato sul prestigioso periodico americano e da per scontato che i risultati sono definitivi, “ilpost” fa un’analisi decisamente più approfondita arrivando a conclusioni abbastanza diverse: la notizia è vera e interessante ma occorreranno altri studi per confermare le tesi del gruppo di ricerca. A me pare che “ilpost” sia decisamente migliore sotto l’aspetto divulgativo e informativo adottando il vero metodo scientifico… Questa è, secondo me, una caratteristica tipica del sito.

Questo per dire che Internet e il mondo dell’informazione offre servizi molto variegati e di qualità molto variabile. Anche siti piuttosto curati e attendibili vanno letti “cum grano salis”!

Riporto, per comodità del lettore, una sintesi dei due articoli. Le sottolineature ed evidenziazioni sono mie.

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Antenati dell’uomo a rischio estinzione 900mila anni fa: nuovo studio del DNA

Questo evento cruciale della nostra storia evolutiva è stato messo in luce grazie a una sorprendente analisi del DNA umano.                                                                         Daniela Giannace 02-Set-2023 

Circa 900mila anni fa, gli antenati dell’umanità affrontarono un pericolo straordinario che li portò sull’orlo dell’estinzione. Questo evento cruciale della nostra storia evolutiva è stato messo in luce grazie a una analisi del DNA umano, condotta anche da studiosi italiani dell’Università Sapienza di Roma e dell’Università di Firenze, e recentemente pubblicata sulla prestigiosa rivista Science.

Questa straordinaria narrazione di declino e sopravvivenza è scolpita nei nostri geni e nell’identità stessa dell’umanità. Il team di ricerca, guidato dall’Accademia Cinese delle Scienze e dal dottor Wangjie Hu, ha utilizzato un metodo innovativo per analizzare il DNA di 3.154 individui moderni appartenenti a diverse popolazioni umane provenienti da tutto il mondo.

Questo approccio interdisciplinare ha permesso di risalire a un periodo cruciale tra 930 e 813mila anni fa, quando gli antenati dell’uomo affrontarono la “bottiglia genetica”.

https://leganerd.com/2023/09/02/antenati-delluomo-a-rischio-estinzione-900mila-anni-fa-nuovo-studio-del-dna/

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La nuova teoria secondo cui i nostri antenati rischiarono di estinguersi

Uno studio pubblicato la scorsa settimana su Science ha proposto una nuova ipotesi sulla storia dell’evoluzione umana che, se confermata da altre ricerche, potrebbe farci scoprire qualcosa dell’ultimo antenato comune a noi e ai Neanderthal, la specie molto vicina alla nostra che visse tra mezzo milione e qualche decina di migliaia di anni fa. Secondo lo studio, realizzato da un gruppo di ricerca internazionale, 930mila anni fa una specie di ominini (il termine per definire le specie più vicine agli esseri umani moderni) da cui discendiamo rischiò l’estinzione, arrivando a contare meno di 1.300 individui, forse a causa di un cambiamento climatico. 

Ha concluso che a un certo punto del nostro passato accadde qualcosa che fece da “collo di bottiglia” alla variabilità genetica, cioè la contenne, e causò una grossa differenza tra il DNA dei nostri antenati e quello degli altri primati. Il collo di bottiglia sarebbe stato appunto una grande diminuzione della popolazione della specie da cui poi si evolse Homo sapiens, la nostra. Gli autori dello studio hanno stimato che la popolazione si ridusse del 98,7 per cento, lasciando in vita meno di 1.280 individui. Rischiò dunque di estinguersi: se fosse successo, Homo sapiens non sarebbe mai esistito.

L’ipotesi comunque resta da dimostrare. Il collo di bottiglia però è solo una possibile ipotesi per spiegare l’origine della varietà genetica umana attuale.  

https://www.ilpost.it/2023/09/04/ipotesi-origine-specie-umana-estinzione-clima/?homepagePosition=7

domenica 3 settembre 2023

Atomi ed elettroni: la teoria quantistica

Questo post (ahimè decisamente lungo e "difficile") spiega in modo chiaro ed esauriente perché la meccanica classica non è in grado di spiegare la realtà subatomica mentre la teoria quantistica lo fa in modo estremamente convincente. La comprensione richiede alcune conoscenze preliminari di matematica e scienze a livello liceale.

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Il nucleo di un atomo è decine di migliaia di volte più piccolo dell'atomo stesso, questo è un dato acclarato.

Però: ATTENZIONE! I nuclei atomici in una molecola 

non sono piccoli punti

e non ci sono spazi vuoti all'interno dell'atomo.

L’ immagine dell’atomo vuoto è probabilmente l’errore più ripetuto nella scienza popolare. Carl Sagan, nella sua serie TV classica Cosmos (1980), concluse così:

[La maggior parte della massa di un atomo è nel suo nucleo; gli elettroni, al confronto, sono solo nuvole di lanugine in movimento. Gli atomi sono principalmente spazio vuoto. La materia è composta principalmente da nulla].

L’affermazione di Sagan non riconosceva alcune caratteristiche fondamentali degli atomi e delle molecole. Le idee che alimentano l’idea dell’atomo vuoto possono essere smantellate interpretando attentamente la teoria quantistica, che descrive la fisica delle molecole, degli atomi e delle particelle subatomiche. Secondo la teoria quantistica, gli elementi costitutivi della materia – come gli elettroni, i nuclei e le molecole che formano – possono essere rappresentati come onde o particelle. Lasciandoli evolvere da soli, si comportano come onde delocalizzate sotto forma di nuvole continue. D'altra parte, quando tentiamo di osservare questi sistemi, sembrano particelle localizzate, qualcosa di simile ai proiettili nel regno classico. Ma accettare le previsioni quantistiche secondo cui nuclei ed elettroni riempiono lo spazio come nuvole continue ha un prezzo concettuale: implica che queste particelle non vibrino, non ruotino o non orbitino.

La maggior parte dei problemi che circondano la descrizione del mondo submolecolare derivano da tentativi di conciliare immagini contrastanti di onde e particelle, lasciandoci con chimere incoerenti come nuclei (simili a particelle) circondati da elettroni simili a onde. Questa immagine non è quella delle previsioni della teoria quantistica. Per compensare, la nostra ricostruzione concettuale della materia a livello submolecolare dovrebbe descrivere in modo coerente come si comportano i nuclei e gli elettroni quando non vengono osservati, come il proverbiale suono di un albero che cade nella foresta senza nessuno intorno.

Ecco un'introduzione su come pensare ai componenti fondamentali della materia: una molecola è un insieme stabile di nuclei ed elettroni. Se l'insieme contiene un solo nucleo si chiama atomo. Gli elettroni sono particelle elementari prive di struttura interna e dotate di carica elettrica negativa. Ogni nucleo è un sistema combinato composto da diversi protoni e un numero più o meno uguale di neutroni. Ogni protone e neutrone è 1.836 volte più massiccio di un elettrone. Il protone ha una carica positiva della stessa grandezza della carica negativa di un elettrone, mentre i neutroni, come suggerisce il nome, non hanno carica elettrica. Di solito, ma non necessariamente, il numero totale di protoni in una molecola è uguale al numero di elettroni, rendendo le molecole elettricamente neutre.

L'interno dei protoni e dei neutroni è probabilmente il luogo più complesso dell'Universo. Mi piace considerare ciascuno di essi una zuppa calda di tre particelle elementari permanenti conosciute come quark che ribollono al loro interno, con un numero innumerevole di quark virtuali che compaiono e scompaiono quasi immediatamente. Altre particelle elementari chiamate gluoni tengono la zuppa all'interno di una pentola di raggio 0,9 femtometri . (Un femtometro, abbreviato fm, è una scala conveniente che misura sistemi decine di migliaia di volte più piccoli di un atomo. Corrispondenti a 10-15 m, dobbiamo sovrapporre 1 trillion di femtometri per ottenere un millimetro.) Nota bene: il trillion, da non confondersi con il trillione, è il prefisso equivalente a 1000 miliardi (1012 ossia il nostro bilione). Ai fini divulgativi tale differenza è del tutto ininfluente trattandosi di valori inconcepibilmente piccoli! (NdT)

Particelle con lo stesso segno di carica elettrica si respingono e quindi sono necessarie ulteriori interazioni per mantenere i protoni ravvicinati nel nucleo. Queste interazioni nascono da coppie di quark e antiquark chiamate pioni che fuoriescono costantemente da ciascun protone e neutrone per essere assorbite da un'altra particella simile nelle vicinanze. L'energia scambiata in questo trasferimento è abbastanza grande da compensare la repulsione elettrica tra i protoni e, quindi, legare insieme protoni e neutroni, immagazzinando l'immensa energia che può essere liberata nei processi di fissione nucleare.

Tuttavia, la durata estremamente breve dei pioni limita la distanza tra protoni e neutroni, limitando la dimensione del nucleo a un raggio compreso tra 1 e 10 fm. Pertanto, dal punto di vista delle particelle, il nucleo è minuscolo rispetto a un atomo, mediamente da 60000 a 180000 volte più piccolo.

Se gli atomi e le molecole rimanessero un insieme di particelle puntiformi, sarebbero per lo più spazio vuoto. Ma alla loro scala dimensionale, devono essere descritti dalla teoria quantistica. E questa teoria prevede che l'immagine ondulatoria predomini finché una misurazione non la disturba. Invece di proiettili localizzati nello spazio vuoto, la materia si delocalizza in nuvole quantistiche continue.

La materia è fondamentalmente quantistica

Le molecole non possono essere assemblate secondo le regole della fisica classica

Le classiche interazioni elettriche tra nuclei ed elettroni non sono sufficienti per costruire una molecola stabile

A causa dell'attrazione elettrica delle cariche di segno opposto, gli elettroni caricati negativamente si muoverebbero rapidamente a spirale verso i nuclei caricati positivamente e si incollerebbero ad essi. Le particelle combinate risultanti, prive di carica netta, si disperderebbero, impedendo la formazione di qualsiasi molecola.

Due proprietà quantistiche evitano questo destino.

La prima proprietà deriva dal principio di indeterminazione di Heisenberg, secondo il quale una particella quantistica non può trovarsi contemporaneamente in una posizione precisa e avere velocità zero. Ciò implica che un elettrone non può incollarsi a un nucleo perché entrambe le particelle si troverebbero in un luogo ben definito e a riposo l’una rispetto all’altra, sfidando una regola centrale del mondo quantistico.

La seconda proprietà quantistica è il principio di esclusione di Pauli. I componenti fondamentali della materia si dividono in due tipi, bosoni e fermioni. I gluoni all'interno del protone sono esempi di bosoni. Possiamo averne quanti vogliamo, condividendo la stessa posizione contemporaneamente. D’altra parte, i fermioni – come elettroni, quark, protoni e neutroni – obbediscono a una regola molto più restrittiva chiamata principio di esclusione di Pauli: due fermioni identici non possono occupare contemporaneamente lo stesso spazio e avere lo stesso spin (una proprietà quantistica analoga a una rotazione classica di una particella attorno al proprio asse).

Con tutti questi effetti codificati nell’equazione di Schrödinger, l’equazione principale della teoria quantistica, si prevede che i nuclei e gli elettroni puntiformi debbano, in effetti, comportarsi come onde. Si delocalizzano in nuvole quantistiche molto più grandi della dimensione dell'immagine delle particelle per soddisfare il principio di indeterminazione di Heisenberg, con gli elettroni modellati in nuvole diverse per soddisfare il principio di esclusione di Pauli. Più le particelle sono leggere, maggiore è la delocalizzazione. Pertanto, una singola nube elettronica può diffondersi su più nuclei, formando un legame chimico e stabilizzando la molecola.

La teoria quantistica prescrive una relazione precisa tra le immagini delle onde e delle particelle. Le nuvole dell'immagine ondulatoria sono descritte matematicamente da una funzione d'onda, essenzialmente un'equazione che attribuisce un'intensità ad ogni punto dello spazio e come queste intensità cambiano nel tempo. La funzione d'onda è analoga alle funzioni matematiche che descrivono le onde convenzionali del suono o dell'acqua, ma con la particolarità di avere una componente numerica immaginaria, che è negativa al quadrato.

Il quadrato del modulo della funzione d'onda (un'operazione matematica che produce sempre numeri positivi) dà la probabilità di trovare la particella in ogni punto dello spazio se tentiamo di osservarla. Più densa è la nuvola, maggiori sono le probabilità di osservare la particella lì.

Tuttavia, interpretare la nuvola quantistica come probabilità non significa che sia solo una misura della mancanza di conoscenza del sistema. Se lasciassi le chiavi in una delle due tasche della giacca, ma non fossi sicuro di quale, potrei scrivere una funzione di probabilità con un valore del 50 % in ogni tasca e un valore zero in ogni altro punto del mio ufficio. Questa funzione ovviamente non implica che le mie chiavi siano delocalizzate sulle due tasche. Dichiara semplicemente la mia ignoranza, che può essere facilmente risolta controllando la giacca.

Nel mondo quantistico, la funzione d’onda rappresenta più di una semplice mancanza di conoscenza. I sistemi delocalizzati – come le nuvole nucleari ed elettroniche – causano fenomeni che le particelle localizzate non possono spiegare. L'esistenza di legami chimici che formano le molecole è un esempio diretto dell'effetto della delocalizzazione elettronica. Nel caso della delocalizzazione nucleare, uno dei suoi effetti principali è quello di aumentare le possibilità che un nucleo di idrogeno (un singolo protone) fluisca da una molecola a un'altra vicina. Questo tipo di trasferimento protonico potenziato ha conseguenze biologiche drammatiche, come l’aumento dell’acidità di enzimi specifici rispetto a quanto sarebbero acidi se i nuclei di idrogeno si comportassero come particelle.

Sebbene le nuvole di elettroni siano comunemente rappresentate nella scienza popolare e nella chimica, la delocalizzazione del nucleo è spesso interpretata come vibrazioni e rotazioni. Ma queste sono solo analogie classiche, anche se utili. Da una prospettiva quantistica e per coerenza concettuale, i nuclei dovrebbero essere rappresentati sullo stesso piano degli elettroni, come delle nuvole.

Un altro malinteso ancora è che gli atomi siano vuoti perché la loro massa è nel nucleo. La massa atomica è infatti altamente localizzata. 

In una molecola di ammoniaca (NH3), l'82 % della massa si trova nel nucleo di azoto. Se aggiungiamo le masse delle tre nubi di protoni, esse rappresentano il 99,97 % del totale. Pertanto la grande nuvola di elettroni trasporta solo lo 0,03 % della massa.

L’associazione tra questa concentrazione di massa e l’idea che gli atomi siano vuoti deriva da una visione errata secondo cui la massa è una proprietà della materia che riempie uno spazio. Tuttavia, questo concetto non regge ad un esame attento, nemmeno nel nostro mondo a misura d’uomo. Quando accumuliamo oggetti uno sopra l'altro, ciò che li tiene separati non è la loro massa ma la repulsione elettrica tra gli elettroni più esterni nelle molecole a contatto. (Gli elettroni non possono collassare sotto pressione a causa dell'incertezza di Heisenberg e dei principi di esclusione di Pauli). Pertanto, la carica elettrica dell'elettrone alla fine riempie lo spazio.

Negli atomi e nelle molecole, gli elettroni sono ovunque! Pertanto, quando vediamo che gli atomi e le molecole sono pieni di elettroni, l'unica conclusione ragionevole è che sono pieni di materia, non il contrario. Nonostante tutto ciò chiunque rischia di trovarsi di fronte a diagrammi di elettroni orbitanti in gusci, come strati concentrici e separati con spazio vuoto tra di loro. L’idea che questi diagrammi rappresentino la realtà fisica è un terzo malinteso comune. Gli elettroni non orbitano letteralmente attorno al nucleo atomico sotto forma di questi gusci.

Negli atomi e nelle molecole, gli elettroni devono avere energie specifiche, ciascuna energia associata a una particolare forma di nuvola. Consideriamo, ad esempio, un atomo con un singolo elettrone. Nell'energia più bassa possibile, il livello energetico fondamentale, questo elettrone si delocalizza in una nuvola sferica, densa al centro dell'atomo e che gradualmente svanisce. Le funzioni d'onda a singolo elettrone che descrivono queste nubi sono chiamate orbitali.

A livelli energetici più elevati, il singolo elettrone si delocalizza in nubi più complesse con sfere annidate, macchie multiple o addirittura forme a ciambella. Pertanto, quando si parla di atomi e molecole, gli elettroni non sono piccole particelle che sfrecciano caoticamente attorno ai nuclei fino a diventare una nuvola confusa, come spesso raffigurato. E gli elettroni non sono negli orbitali, né li popolano. Gli elettroni sono gli orbitali. Sono nuvole delocalizzate.

Con gli elettroni multipli le cose diventano molto più complicate. Quando si ha a che fare con sistemi multielettronici (che comprendono praticamente tutte le molecole), la teoria quantistica non distingue più tra ciascun elettrone; sono tutti descritti da un'unica funzione d'onda, un'unica nuvola. Tuttavia, gli orbitali dei singoli elettroni rappresentano ancora un'approssimazione valida che i chimici utilizzano costantemente per razionalizzare le reazioni chimiche. La funzione d'onda multielettronica assomiglia a una composizione di queste singole nuvole che si sovrappongono all'interno del volume che definisce la molecola. Si sentono l'un l'altro; si ricombinano in nuove forme; alcuni si gonfiano e altri si restringono; le nuvole si inclinano, si allungano e si torcono fino ad adattarsi comodamente, occupando ogni spazio disponibile.

Una molecola è un oggetto statico senza alcun movimento interno. Le nuvole quantistiche di tutti i nuclei e gli elettroni rimangono assolutamente immobili per una molecola con un'energia ben definita. Il tempo è irrilevante. La teoria quantistica non prevede nuclei vibranti o elettroni orbitanti e rotanti; quelle caratteristiche dinamiche sono analoghi classici alle proprietà quantistiche intrinseche. Il momento angolare, ad esempio, che nella fisica classica quantifica la velocità di rotazione, si manifesta come macchie nella funzione d'onda. Più numerose sono le bolle, maggiore è il momento angolare, anche se nulla ruota.

Il tempo, però, entra in gioco quando una molecola si scontra con un’altra, innescando una reazione chimica. Poi scoppia una tempesta. L'equilibrio quantistico esplode quando i segmenti della nuvola elettronica si riversano da una molecola all'altra. Le nuvole si mescolano, rimodellano, si fondono e si dividono. Le nubi nucleari si riorganizzano per adattarsi alla nuova configurazione elettronica, a volte anche migrando tra le molecole

Per una frazione di picosecondo (10-12 secondi o un miliardesimo di millisecondo), la tempesta infuria e rimodella il paesaggio molecolare finché non viene ripristinata l'immobilità nei composti appena formati.

Un osservatore imparziale scoprirebbe che i nuclei e gli elettroni sono nubi maestose, stabili, strutturate e compatte, che guidano ogni aspetto della materia come la conosciamo.

Il nostro linguaggio comune, le nostre intuizioni e persino i processi di ragionamento di base non sono adatti ad affrontare la teoria quantistica, questo mondo alieno di stranezza circondato da paesaggi bizzarri a cui per lo più non riusciamo a dare un senso. E ci sono così tante cose che non capiamo. Dobbiamo ancora imparare come conciliare il duplice comportamento ondulatorio e particellare della materia. Non sappiamo nemmeno se le funzioni d'onda abbiano realtà oggettiva. I nostri cervelli si sciolgono, di fronte alle molteplici potenziali interpretazioni della teoria quantistica, al punto che scienziati eminenti sembrano aver rinunciato alla speranza che potessimo raggiungere un consenso scientifico. Chiudiamo un occhio sui trucchi che portano dalla costruzione concettuale della teoria quantistica alle previsioni effettive.

Potremmo conformarci al 'Stai zitto e calcola!' atteggiamento che ha accompagnato le previsioni sempre più strane della teoria quantistica, che ha consentito gli eccezionali progressi tecnologici degli ultimi 100 anni, dai laser ai microprocessori. Non vogliamo però fare solo previsioni utili. Generazioni di scienziati e divulgatori scientifici fanno del loro meglio per tradurre tutta questa stranezza in metafore amichevoli di un corpo teorico ancora pieno di mistero. Costruiamo nuove immagini mentali del mondo quantistico un passo alla volta, anche correndo il rischio di inciampare qua e là.

La descrizione del mondo quantistico-molecolare che ho presentato poggia su basi comodamente sicure. Si basa su un dominio di teoria quantistica che è altamente consensuale tra gli specialisti. È la piazza cittadina di quella che il premio Nobel Frank Wilczek chiamava la Teoria del Nucleo, la struttura fisica che descrive le particelle fondamentali, le loro interazioni e la relatività generale di Albert Einstein. I fisici sono così fiduciosi nella stabilità di questo nucleo che credono che dovrebbe persistere in qualsiasi nuova teoria della materia sviluppata in futuro.

24 agosto 2023

Traduzione in italiano (mia) e sintesi (mia) del post:

https://aeon.co/essays/why-the-empty-atom-picture-misunderstands-quantum-theory

di Mario Barbatti, chimico e fisico teorico. È professore di chimica all'Università di Aix Marsiglia in Francia e membro senior dell'Institut Universitaire de France.