lunedì 18 settembre 2023

Fede e Scienza a confronto

Un caro amico (che considero molto intelligente e di grande cultura sia scientifica che umanistica) è moderatore di un gruppo Facebook intitolato: "Fede e scienza a confronto"

Personalmente considero questo tipo di confronto poco sensato perché è evidente (ai miei occhi) che sono due cose nettamente distinte e con pochi punti di contatto. Ho però provato a prendere in considerazione le definizioni dei due termini dai principali dizionari e da Wikipedia.

Fede: 

- credenza piena e fiduciosa che procede da intima convinzione o si fonda sull'autorità altrui più che su prove positive: avere f. in Dio, nella Provvidenza, nei valori umani, nella democrazia. Fede religiosa, e spec. quella cattolica, per cui si credono vere le cose rivelate da Dio, cioè i misteri soprannaturali e non dimostrabili della Trinità, Incarnazione, Redenzione. (https://www.treccani.it/vocabolario/fede/#:~:text=a.,democrazia%3B%20dare%2C%20prestare%20f.)

Scienza: 

- il risultato delle operazioni del pensiero, spec. in quanto oggetto di codificazione sul piano teorico e di applicazione sul piano pratico

- il sistema di conoscenze ottenute attraverso un'attività di ricerca prevalentemente organizzata con procedimenti metodici e rigorosi, coniugando la sperimentazione con ragionamenti logici condotti a partire da un insieme di assiomi, tipici delle discipline formali. 

- il suo obiettivo è di pervenire a una descrizione verosimile, con carattere predittivo, della realtà e delle leggi che regolano l'apparenza dei fenomeni.

(https://it.wikipedia.org/wiki/Scienza#:~:text=La%20scienza%20%C3%A8%20un%20sistema,assiomi%2C%20tipici%20delle%20discipline%20formali)

Sintesi:

fede: CREDENZA che procede da intima convinzione e si fonda su autorità altrui e non su prove.

scienza: sistema di CONOSCENZE (ottenute attraverso la SPERIMENTAZIONE organizzata con procedimenti metodici e rigorosi) con carattere PREDITTIVO della realtà e dei FENOMENI.


Mi sembra evidente che sono sistemi posti su piani diversissimi e inconciliabili (tranne rarissime eccezioni) e, quindi, eventuali "confronti" sono (ovviamente a mio parere) tempo sostanzialmente perso o quasi.

Statistiche del sito.

Oplà! Sono state superate le 15000 visite al blog. In particolare nelle ultime settimane ci sono state molte visite ma nessun commento: peccato.

Ci sono voluti anni per passare le 10000 visite mentre in pochi mesi altri 5000 accessi. 

Grazie a tutti ma commentate!!!


mercoledì 6 settembre 2023

Ominini e il mondo dell'informazione

 Da pochi giorni è stata pubblicata su Science una interessante ricerca che (analizzando il DNA umano) afferma che circa un milione di anni fa i progenitori degli esseri umani che oggi popolano il pianeta Terra sono andati molto vicini all’estinzione. 

Rifacendomi allo scopo iniziale di questo blog vorrei soffermarmi sul come la notizia è stata pubblicata e commentata su due siti “attendibili” (secondo me): “ilpost.it”  (https://www.ilpost.it/2023/09/04/ipotesi-origine-specie-umana-estinzione-clima/?homepagePosition=7) e “leganerd.com” ((https://leganerd.com/2023/09/02/antenati-delluomo-a-rischio-estinzione-900mila-anni-fa-nuovo-studio-del-dna/)

In sostanza a me sembra che mentre “leganerd” riprende in modo pedissequo quanto pubblicato sul prestigioso periodico americano e da per scontato che i risultati sono definitivi, “ilpost” fa un’analisi decisamente più approfondita arrivando a conclusioni abbastanza diverse: la notizia è vera e interessante ma occorreranno altri studi per confermare le tesi del gruppo di ricerca. A me pare che “ilpost” sia decisamente migliore sotto l’aspetto divulgativo e informativo adottando il vero metodo scientifico… Questa è, secondo me, una caratteristica tipica del sito.

Questo per dire che Internet e il mondo dell’informazione offre servizi molto variegati e di qualità molto variabile. Anche siti piuttosto curati e attendibili vanno letti “cum grano salis”!

Riporto, per comodità del lettore, una sintesi dei due articoli. Le sottolineature ed evidenziazioni sono mie.

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Antenati dell’uomo a rischio estinzione 900mila anni fa: nuovo studio del DNA

Questo evento cruciale della nostra storia evolutiva è stato messo in luce grazie a una sorprendente analisi del DNA umano.                                                                         Daniela Giannace 02-Set-2023 

Circa 900mila anni fa, gli antenati dell’umanità affrontarono un pericolo straordinario che li portò sull’orlo dell’estinzione. Questo evento cruciale della nostra storia evolutiva è stato messo in luce grazie a una analisi del DNA umano, condotta anche da studiosi italiani dell’Università Sapienza di Roma e dell’Università di Firenze, e recentemente pubblicata sulla prestigiosa rivista Science.

Questa straordinaria narrazione di declino e sopravvivenza è scolpita nei nostri geni e nell’identità stessa dell’umanità. Il team di ricerca, guidato dall’Accademia Cinese delle Scienze e dal dottor Wangjie Hu, ha utilizzato un metodo innovativo per analizzare il DNA di 3.154 individui moderni appartenenti a diverse popolazioni umane provenienti da tutto il mondo.

Questo approccio interdisciplinare ha permesso di risalire a un periodo cruciale tra 930 e 813mila anni fa, quando gli antenati dell’uomo affrontarono la “bottiglia genetica”.

https://leganerd.com/2023/09/02/antenati-delluomo-a-rischio-estinzione-900mila-anni-fa-nuovo-studio-del-dna/

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La nuova teoria secondo cui i nostri antenati rischiarono di estinguersi

Uno studio pubblicato la scorsa settimana su Science ha proposto una nuova ipotesi sulla storia dell’evoluzione umana che, se confermata da altre ricerche, potrebbe farci scoprire qualcosa dell’ultimo antenato comune a noi e ai Neanderthal, la specie molto vicina alla nostra che visse tra mezzo milione e qualche decina di migliaia di anni fa. Secondo lo studio, realizzato da un gruppo di ricerca internazionale, 930mila anni fa una specie di ominini (il termine per definire le specie più vicine agli esseri umani moderni) da cui discendiamo rischiò l’estinzione, arrivando a contare meno di 1.300 individui, forse a causa di un cambiamento climatico. 

Ha concluso che a un certo punto del nostro passato accadde qualcosa che fece da “collo di bottiglia” alla variabilità genetica, cioè la contenne, e causò una grossa differenza tra il DNA dei nostri antenati e quello degli altri primati. Il collo di bottiglia sarebbe stato appunto una grande diminuzione della popolazione della specie da cui poi si evolse Homo sapiens, la nostra. Gli autori dello studio hanno stimato che la popolazione si ridusse del 98,7 per cento, lasciando in vita meno di 1.280 individui. Rischiò dunque di estinguersi: se fosse successo, Homo sapiens non sarebbe mai esistito.

L’ipotesi comunque resta da dimostrare. Il collo di bottiglia però è solo una possibile ipotesi per spiegare l’origine della varietà genetica umana attuale.  

https://www.ilpost.it/2023/09/04/ipotesi-origine-specie-umana-estinzione-clima/?homepagePosition=7

domenica 3 settembre 2023

Atomi ed elettroni: la teoria quantistica

Questo post (ahimè decisamente lungo e "difficile") spiega in modo chiaro ed esauriente perché la meccanica classica non è in grado di spiegare la realtà subatomica mentre la teoria quantistica lo fa in modo estremamente convincente. La comprensione richiede alcune conoscenze preliminari di matematica e scienze a livello liceale.

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Il nucleo di un atomo è decine di migliaia di volte più piccolo dell'atomo stesso, questo è un dato acclarato.

Però: ATTENZIONE! I nuclei atomici in una molecola 

non sono piccoli punti

e non ci sono spazi vuoti all'interno dell'atomo.

L’ immagine dell’atomo vuoto è probabilmente l’errore più ripetuto nella scienza popolare. Carl Sagan, nella sua serie TV classica Cosmos (1980), concluse così:

[La maggior parte della massa di un atomo è nel suo nucleo; gli elettroni, al confronto, sono solo nuvole di lanugine in movimento. Gli atomi sono principalmente spazio vuoto. La materia è composta principalmente da nulla].

L’affermazione di Sagan non riconosceva alcune caratteristiche fondamentali degli atomi e delle molecole. Le idee che alimentano l’idea dell’atomo vuoto possono essere smantellate interpretando attentamente la teoria quantistica, che descrive la fisica delle molecole, degli atomi e delle particelle subatomiche. Secondo la teoria quantistica, gli elementi costitutivi della materia – come gli elettroni, i nuclei e le molecole che formano – possono essere rappresentati come onde o particelle. Lasciandoli evolvere da soli, si comportano come onde delocalizzate sotto forma di nuvole continue. D'altra parte, quando tentiamo di osservare questi sistemi, sembrano particelle localizzate, qualcosa di simile ai proiettili nel regno classico. Ma accettare le previsioni quantistiche secondo cui nuclei ed elettroni riempiono lo spazio come nuvole continue ha un prezzo concettuale: implica che queste particelle non vibrino, non ruotino o non orbitino.

La maggior parte dei problemi che circondano la descrizione del mondo submolecolare derivano da tentativi di conciliare immagini contrastanti di onde e particelle, lasciandoci con chimere incoerenti come nuclei (simili a particelle) circondati da elettroni simili a onde. Questa immagine non è quella delle previsioni della teoria quantistica. Per compensare, la nostra ricostruzione concettuale della materia a livello submolecolare dovrebbe descrivere in modo coerente come si comportano i nuclei e gli elettroni quando non vengono osservati, come il proverbiale suono di un albero che cade nella foresta senza nessuno intorno.

Ecco un'introduzione su come pensare ai componenti fondamentali della materia: una molecola è un insieme stabile di nuclei ed elettroni. Se l'insieme contiene un solo nucleo si chiama atomo. Gli elettroni sono particelle elementari prive di struttura interna e dotate di carica elettrica negativa. Ogni nucleo è un sistema combinato composto da diversi protoni e un numero più o meno uguale di neutroni. Ogni protone e neutrone è 1.836 volte più massiccio di un elettrone. Il protone ha una carica positiva della stessa grandezza della carica negativa di un elettrone, mentre i neutroni, come suggerisce il nome, non hanno carica elettrica. Di solito, ma non necessariamente, il numero totale di protoni in una molecola è uguale al numero di elettroni, rendendo le molecole elettricamente neutre.

L'interno dei protoni e dei neutroni è probabilmente il luogo più complesso dell'Universo. Mi piace considerare ciascuno di essi una zuppa calda di tre particelle elementari permanenti conosciute come quark che ribollono al loro interno, con un numero innumerevole di quark virtuali che compaiono e scompaiono quasi immediatamente. Altre particelle elementari chiamate gluoni tengono la zuppa all'interno di una pentola di raggio 0,9 femtometri . (Un femtometro, abbreviato fm, è una scala conveniente che misura sistemi decine di migliaia di volte più piccoli di un atomo. Corrispondenti a 10-15 m, dobbiamo sovrapporre 1 trillion di femtometri per ottenere un millimetro.) Nota bene: il trillion, da non confondersi con il trillione, è il prefisso equivalente a 1000 miliardi (1012 ossia il nostro bilione). Ai fini divulgativi tale differenza è del tutto ininfluente trattandosi di valori inconcepibilmente piccoli! (NdT)

Particelle con lo stesso segno di carica elettrica si respingono e quindi sono necessarie ulteriori interazioni per mantenere i protoni ravvicinati nel nucleo. Queste interazioni nascono da coppie di quark e antiquark chiamate pioni che fuoriescono costantemente da ciascun protone e neutrone per essere assorbite da un'altra particella simile nelle vicinanze. L'energia scambiata in questo trasferimento è abbastanza grande da compensare la repulsione elettrica tra i protoni e, quindi, legare insieme protoni e neutroni, immagazzinando l'immensa energia che può essere liberata nei processi di fissione nucleare.

Tuttavia, la durata estremamente breve dei pioni limita la distanza tra protoni e neutroni, limitando la dimensione del nucleo a un raggio compreso tra 1 e 10 fm. Pertanto, dal punto di vista delle particelle, il nucleo è minuscolo rispetto a un atomo, mediamente da 60000 a 180000 volte più piccolo.

Se gli atomi e le molecole rimanessero un insieme di particelle puntiformi, sarebbero per lo più spazio vuoto. Ma alla loro scala dimensionale, devono essere descritti dalla teoria quantistica. E questa teoria prevede che l'immagine ondulatoria predomini finché una misurazione non la disturba. Invece di proiettili localizzati nello spazio vuoto, la materia si delocalizza in nuvole quantistiche continue.

La materia è fondamentalmente quantistica

Le molecole non possono essere assemblate secondo le regole della fisica classica

Le classiche interazioni elettriche tra nuclei ed elettroni non sono sufficienti per costruire una molecola stabile

A causa dell'attrazione elettrica delle cariche di segno opposto, gli elettroni caricati negativamente si muoverebbero rapidamente a spirale verso i nuclei caricati positivamente e si incollerebbero ad essi. Le particelle combinate risultanti, prive di carica netta, si disperderebbero, impedendo la formazione di qualsiasi molecola.

Due proprietà quantistiche evitano questo destino.

La prima proprietà deriva dal principio di indeterminazione di Heisenberg, secondo il quale una particella quantistica non può trovarsi contemporaneamente in una posizione precisa e avere velocità zero. Ciò implica che un elettrone non può incollarsi a un nucleo perché entrambe le particelle si troverebbero in un luogo ben definito e a riposo l’una rispetto all’altra, sfidando una regola centrale del mondo quantistico.

La seconda proprietà quantistica è il principio di esclusione di Pauli. I componenti fondamentali della materia si dividono in due tipi, bosoni e fermioni. I gluoni all'interno del protone sono esempi di bosoni. Possiamo averne quanti vogliamo, condividendo la stessa posizione contemporaneamente. D’altra parte, i fermioni – come elettroni, quark, protoni e neutroni – obbediscono a una regola molto più restrittiva chiamata principio di esclusione di Pauli: due fermioni identici non possono occupare contemporaneamente lo stesso spazio e avere lo stesso spin (una proprietà quantistica analoga a una rotazione classica di una particella attorno al proprio asse).

Con tutti questi effetti codificati nell’equazione di Schrödinger, l’equazione principale della teoria quantistica, si prevede che i nuclei e gli elettroni puntiformi debbano, in effetti, comportarsi come onde. Si delocalizzano in nuvole quantistiche molto più grandi della dimensione dell'immagine delle particelle per soddisfare il principio di indeterminazione di Heisenberg, con gli elettroni modellati in nuvole diverse per soddisfare il principio di esclusione di Pauli. Più le particelle sono leggere, maggiore è la delocalizzazione. Pertanto, una singola nube elettronica può diffondersi su più nuclei, formando un legame chimico e stabilizzando la molecola.

La teoria quantistica prescrive una relazione precisa tra le immagini delle onde e delle particelle. Le nuvole dell'immagine ondulatoria sono descritte matematicamente da una funzione d'onda, essenzialmente un'equazione che attribuisce un'intensità ad ogni punto dello spazio e come queste intensità cambiano nel tempo. La funzione d'onda è analoga alle funzioni matematiche che descrivono le onde convenzionali del suono o dell'acqua, ma con la particolarità di avere una componente numerica immaginaria, che è negativa al quadrato.

Il quadrato del modulo della funzione d'onda (un'operazione matematica che produce sempre numeri positivi) dà la probabilità di trovare la particella in ogni punto dello spazio se tentiamo di osservarla. Più densa è la nuvola, maggiori sono le probabilità di osservare la particella lì.

Tuttavia, interpretare la nuvola quantistica come probabilità non significa che sia solo una misura della mancanza di conoscenza del sistema. Se lasciassi le chiavi in una delle due tasche della giacca, ma non fossi sicuro di quale, potrei scrivere una funzione di probabilità con un valore del 50 % in ogni tasca e un valore zero in ogni altro punto del mio ufficio. Questa funzione ovviamente non implica che le mie chiavi siano delocalizzate sulle due tasche. Dichiara semplicemente la mia ignoranza, che può essere facilmente risolta controllando la giacca.

Nel mondo quantistico, la funzione d’onda rappresenta più di una semplice mancanza di conoscenza. I sistemi delocalizzati – come le nuvole nucleari ed elettroniche – causano fenomeni che le particelle localizzate non possono spiegare. L'esistenza di legami chimici che formano le molecole è un esempio diretto dell'effetto della delocalizzazione elettronica. Nel caso della delocalizzazione nucleare, uno dei suoi effetti principali è quello di aumentare le possibilità che un nucleo di idrogeno (un singolo protone) fluisca da una molecola a un'altra vicina. Questo tipo di trasferimento protonico potenziato ha conseguenze biologiche drammatiche, come l’aumento dell’acidità di enzimi specifici rispetto a quanto sarebbero acidi se i nuclei di idrogeno si comportassero come particelle.

Sebbene le nuvole di elettroni siano comunemente rappresentate nella scienza popolare e nella chimica, la delocalizzazione del nucleo è spesso interpretata come vibrazioni e rotazioni. Ma queste sono solo analogie classiche, anche se utili. Da una prospettiva quantistica e per coerenza concettuale, i nuclei dovrebbero essere rappresentati sullo stesso piano degli elettroni, come delle nuvole.

Un altro malinteso ancora è che gli atomi siano vuoti perché la loro massa è nel nucleo. La massa atomica è infatti altamente localizzata. 

In una molecola di ammoniaca (NH3), l'82 % della massa si trova nel nucleo di azoto. Se aggiungiamo le masse delle tre nubi di protoni, esse rappresentano il 99,97 % del totale. Pertanto la grande nuvola di elettroni trasporta solo lo 0,03 % della massa.

L’associazione tra questa concentrazione di massa e l’idea che gli atomi siano vuoti deriva da una visione errata secondo cui la massa è una proprietà della materia che riempie uno spazio. Tuttavia, questo concetto non regge ad un esame attento, nemmeno nel nostro mondo a misura d’uomo. Quando accumuliamo oggetti uno sopra l'altro, ciò che li tiene separati non è la loro massa ma la repulsione elettrica tra gli elettroni più esterni nelle molecole a contatto. (Gli elettroni non possono collassare sotto pressione a causa dell'incertezza di Heisenberg e dei principi di esclusione di Pauli). Pertanto, la carica elettrica dell'elettrone alla fine riempie lo spazio.

Negli atomi e nelle molecole, gli elettroni sono ovunque! Pertanto, quando vediamo che gli atomi e le molecole sono pieni di elettroni, l'unica conclusione ragionevole è che sono pieni di materia, non il contrario. Nonostante tutto ciò chiunque rischia di trovarsi di fronte a diagrammi di elettroni orbitanti in gusci, come strati concentrici e separati con spazio vuoto tra di loro. L’idea che questi diagrammi rappresentino la realtà fisica è un terzo malinteso comune. Gli elettroni non orbitano letteralmente attorno al nucleo atomico sotto forma di questi gusci.

Negli atomi e nelle molecole, gli elettroni devono avere energie specifiche, ciascuna energia associata a una particolare forma di nuvola. Consideriamo, ad esempio, un atomo con un singolo elettrone. Nell'energia più bassa possibile, il livello energetico fondamentale, questo elettrone si delocalizza in una nuvola sferica, densa al centro dell'atomo e che gradualmente svanisce. Le funzioni d'onda a singolo elettrone che descrivono queste nubi sono chiamate orbitali.

A livelli energetici più elevati, il singolo elettrone si delocalizza in nubi più complesse con sfere annidate, macchie multiple o addirittura forme a ciambella. Pertanto, quando si parla di atomi e molecole, gli elettroni non sono piccole particelle che sfrecciano caoticamente attorno ai nuclei fino a diventare una nuvola confusa, come spesso raffigurato. E gli elettroni non sono negli orbitali, né li popolano. Gli elettroni sono gli orbitali. Sono nuvole delocalizzate.

Con gli elettroni multipli le cose diventano molto più complicate. Quando si ha a che fare con sistemi multielettronici (che comprendono praticamente tutte le molecole), la teoria quantistica non distingue più tra ciascun elettrone; sono tutti descritti da un'unica funzione d'onda, un'unica nuvola. Tuttavia, gli orbitali dei singoli elettroni rappresentano ancora un'approssimazione valida che i chimici utilizzano costantemente per razionalizzare le reazioni chimiche. La funzione d'onda multielettronica assomiglia a una composizione di queste singole nuvole che si sovrappongono all'interno del volume che definisce la molecola. Si sentono l'un l'altro; si ricombinano in nuove forme; alcuni si gonfiano e altri si restringono; le nuvole si inclinano, si allungano e si torcono fino ad adattarsi comodamente, occupando ogni spazio disponibile.

Una molecola è un oggetto statico senza alcun movimento interno. Le nuvole quantistiche di tutti i nuclei e gli elettroni rimangono assolutamente immobili per una molecola con un'energia ben definita. Il tempo è irrilevante. La teoria quantistica non prevede nuclei vibranti o elettroni orbitanti e rotanti; quelle caratteristiche dinamiche sono analoghi classici alle proprietà quantistiche intrinseche. Il momento angolare, ad esempio, che nella fisica classica quantifica la velocità di rotazione, si manifesta come macchie nella funzione d'onda. Più numerose sono le bolle, maggiore è il momento angolare, anche se nulla ruota.

Il tempo, però, entra in gioco quando una molecola si scontra con un’altra, innescando una reazione chimica. Poi scoppia una tempesta. L'equilibrio quantistico esplode quando i segmenti della nuvola elettronica si riversano da una molecola all'altra. Le nuvole si mescolano, rimodellano, si fondono e si dividono. Le nubi nucleari si riorganizzano per adattarsi alla nuova configurazione elettronica, a volte anche migrando tra le molecole

Per una frazione di picosecondo (10-12 secondi o un miliardesimo di millisecondo), la tempesta infuria e rimodella il paesaggio molecolare finché non viene ripristinata l'immobilità nei composti appena formati.

Un osservatore imparziale scoprirebbe che i nuclei e gli elettroni sono nubi maestose, stabili, strutturate e compatte, che guidano ogni aspetto della materia come la conosciamo.

Il nostro linguaggio comune, le nostre intuizioni e persino i processi di ragionamento di base non sono adatti ad affrontare la teoria quantistica, questo mondo alieno di stranezza circondato da paesaggi bizzarri a cui per lo più non riusciamo a dare un senso. E ci sono così tante cose che non capiamo. Dobbiamo ancora imparare come conciliare il duplice comportamento ondulatorio e particellare della materia. Non sappiamo nemmeno se le funzioni d'onda abbiano realtà oggettiva. I nostri cervelli si sciolgono, di fronte alle molteplici potenziali interpretazioni della teoria quantistica, al punto che scienziati eminenti sembrano aver rinunciato alla speranza che potessimo raggiungere un consenso scientifico. Chiudiamo un occhio sui trucchi che portano dalla costruzione concettuale della teoria quantistica alle previsioni effettive.

Potremmo conformarci al 'Stai zitto e calcola!' atteggiamento che ha accompagnato le previsioni sempre più strane della teoria quantistica, che ha consentito gli eccezionali progressi tecnologici degli ultimi 100 anni, dai laser ai microprocessori. Non vogliamo però fare solo previsioni utili. Generazioni di scienziati e divulgatori scientifici fanno del loro meglio per tradurre tutta questa stranezza in metafore amichevoli di un corpo teorico ancora pieno di mistero. Costruiamo nuove immagini mentali del mondo quantistico un passo alla volta, anche correndo il rischio di inciampare qua e là.

La descrizione del mondo quantistico-molecolare che ho presentato poggia su basi comodamente sicure. Si basa su un dominio di teoria quantistica che è altamente consensuale tra gli specialisti. È la piazza cittadina di quella che il premio Nobel Frank Wilczek chiamava la Teoria del Nucleo, la struttura fisica che descrive le particelle fondamentali, le loro interazioni e la relatività generale di Albert Einstein. I fisici sono così fiduciosi nella stabilità di questo nucleo che credono che dovrebbe persistere in qualsiasi nuova teoria della materia sviluppata in futuro.

24 agosto 2023

Traduzione in italiano (mia) e sintesi (mia) del post:

https://aeon.co/essays/why-the-empty-atom-picture-misunderstands-quantum-theory

di Mario Barbatti, chimico e fisico teorico. È professore di chimica all'Università di Aix Marsiglia in Francia e membro senior dell'Institut Universitaire de France.