giovedì 24 agosto 2023

Pseudo scientifica

 Wolfgang Pauli diceva che una affermazione è "pseudo scientifica" se:

- non ha nessun legame concreto (sia pur minimo) con nessuna teoria conosciuta;

- non è riconducibile a nessun fenomeno noto;

- non è supportata da alcun esperimento pratico (o, come minimo, concettualmente possibile).

Di conseguenza l'affermazione è interamente “campata in aria” quindi CERTAMENTE (fino a prova contraria) SBAGLIATA.

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Abbastanza semplice...

mercoledì 16 agosto 2023

Editoria

 I dati che seguono sono diffusi dal Ministero.

Tra i 117 giornali e periodici (!!) che si dividono la torta dei contributi pubblici all’editoria, ben 55 (pari al 47,01%) sono testate e riviste di chiara matrice cattolica se non addirittura organi di stampa che fanno capo a diocesi italiane. In pratica quasi un giornale su due finanziato dallo Stato ha come editore di riferimento la Chiesa.

Si scopre che su 72 milioni e 300 mila euro, i 55 beneficiari di orientamento cattolico incassano 25 milioni e 915 mila euro, cioè il 35,84% del totale. Sul podio Famiglia cristiana (6 milioni), Avvenire (5 milioni e 573mila euro) e Il cittadino (1.424.000 euro), testata diocesana di Lodi e Milano.

Il 36% dei 72 milioni che dovrebbero essere destinati a sostenere il pluralismo dell’informazione vanno a finire in tasca alla stampa controllata da diocesi, congregazioni religiose e gruppi come Comunione e Liberazione.

Avvenire, il giornale dei vescovi che incassa 5,6 milioni di euro, è (apparentemente) il quinto quotidiano più seguito in Italia», spiega Raffaele Carcano, direttore della rivista edita dall’Uaar, Nessun Dogma, ma se si controlla meglio si scopre che il quotidiano dei vescovi detiene un discutibile record: l’85% delle copie – cartacee e digitali – è costituito da copie gratis, iperscontate o acquistate da non specificati terzi (parrocchie: in un circolo vizioso per cui le “vendite” lievitano e con esse anche i fondi ricevuti). In pratica con i milioni dei contribuenti può permettersi di circolare gratuitamente o a prezzi di estremo favore, rappresentando così il giornale proporzionalmente meno scelto (rispetto ai fondi ricevuti) da chi vuole spendere qualcosa per leggersene uno. L’ennesimo gigantesco spreco di fondi statali è una volta di più un carissimo regalo alla Chiesa». Il dato effettivo, per il giornale di proprietà dei vescovi, è semplicemente catastrofico. Precipita infatti a circa 15.000 copie, uscendo dalla top quindici della classifica. Nessun altro quotidiano tra quelli presi in considerazione si avvicina anche soltanto lontanamente a dati di questo tipo.

Quanto sopra stando ai dati di vendita Ads pubblicati da Prima Comunicazione (testata specializzata in editoria).

Riassumendo: il quotidiano dei vescovi, quello che ha alle spalle la più grande multinazionale del mondo e i giganteschi introiti dell’8×1000, incassa quasi sei milioni all’anno di contributi statali. Con questi soldi può permettersi di circolare soprattutto gratuitamente, o a prezzi di estremo favore (di chi?), rappresentando così il giornale proporzionalmente meno scelto da chi vuole spendere qualcosa per leggersene uno.

Si tratta di un caso di proselitismo «dopato» dalle tasse pagate dai contribuenti – che, grazie alla secolarizzazione, in due casi su cinque non sono ormai neppure cattolici. E che va ad aggiungersi all’evangelizzazione della Rai: finanziata dai contribuenti per erogare servizio pubblico, ma in cui l’opinione cattolica vi è espressa con frequenza letteralmente totalitaria.

La sforbiciata dovrebbe aver luogo non solo per ragioni di laicità, ma – ancora prima – per banalissimi motivi di decenza.