mercoledì 19 novembre 2008

Il valore delle parole

Questa è veramente bella:
1. un noto uomo politico accusa un altro notissimo politico di essere un "corruttore"
2. l'accusato ribadisce: "porti le prove di quanto dice e mi denunci o io denuncio lui"
2. replica del primo: "intendevo corruttore POLITICO"

Scommetto che tutto finirà in una bolla di sapone. 
Incredibile, le parole (in bocca ai politici) diventano un gioco di prestigio.

mercoledì 5 novembre 2008

Sviluppo e innovazione

"Sviluppo" e "innovazione" sono due parole "magiche" che compaiono spessissimo nei discorsi dei politici e nelle analisi sociologiche dei media.

Molto raramente (per non dire mai) vengono però spiegati nel loro reale significato al di là della facile e superficiale attrazione che esercitano nel pubblico.

Vediamo un po':

1. Sviluppo. E' sempre coniugato nel senso di aumento e/o diversificazione dei consumi (soprattutto hardware), più produzione industriale, crescita demografica, livello di vita più alto (e crescita delle "necessità", nuovi e più prodotti, ecc.) e questo implica necessariamente:
- maggior sfruttamento delle risorse naturali (che sono, ovviamente,tutt'altro che infinite), 
- maggior inquinamento, 
- più pressione ambientale.

2. Innovazione. Viene vista nelle sue accezzioni di cambiare prodotti, metodi e modalità di lavoro, abitudini di vita, strutture sociali, sottintende che vecchio vuol dire sbagliato e non più adeguato. ecc.  Questo implica: 
- aumento della quantità di rifiuti prodotti; 
- più e/o nuovo sfruttamento di risorse naturali; 
- costruzione e/o demolizione di luoghi di produzione con conseguente nuova logistica come i sistemi di trasporto e di comunicazione; 
- divaricazione crescente tra chi non riesce (o non vuole)  seguire i cambiamenti e che, invece, ci riesce; 
- straniamento e ansia di inadeguatezza in un sempre maggior numero di persone.

Una facile obiezione a quanto sopra è che ragionare così vuol dire essere contrari al "progresso". Personalmente non è così anzi, voler vedere nei suoi effetti pratici questi (e altri) "slogan" e riflettere sui cambiamenti della nostra civiltà mi sembra INDISPENSABILE.

Tra l'altro non dovrebbe essere lo scopo dei media di informazione?

E' nella logica delle cose che i "politici" in democrazia inseguano il consenso degli elettori quindi gli dicano quello che questi volgliono sentire; non accettabile è che molti organi di informazione non presentino TUTTI gli aspetti di un futuro cambiamento.

A mio avviso, a monte, il vero problema di fondo è che si può, e si deve, riuscire a far passare nella "cultura" generale il concetto di LIMITE (tutto ha e deve avere un limite: il numero di figli, le dimensioni delle auto, la quantità di birra che si può bere prima di guidare, ecc. ecc.) riflettendo su quello che stiamo facendo e su quello che lasceremo ai nostri figli.

Secondo me, ovviamente.

domenica 2 novembre 2008

Riforme della Scuola

Nelle ultime settimane si parla e si scrive moltissimo sulla Scuola pubblica.
Purtroppo, però, di dati su cui basarsi per analisi serie ne vengono forniti veramente pochi o per nulla. 
Da "addetto ai lavori" riporto alcuni dati (numeri e quindi apolitici): 
- numero di collaboratori scolastici: in Germania 50.000 (10 milioni di studenti circa), in Italia 160.000 (7 milioni di studenti circa);
- numero di studenti per docente: in Europa 14, in Italia 10.
dipendenti Ministero Pubblica Istruzione: 1.150.000 in Italia (60.000.000 di abitanti), in Germania 550.000 (90.000.000 di ab.).

Per quanto incredibili (specialmente il primo: ma chi pulisce le aule, sorveglia gli ingressi e i corridoi, fà le fotocopie, svolge le operazioni di primo soccorso, ecc.?) sono numeri diffusi da Enti "ufficiali" non governativi (Rapporto OCSE sulla scuola della Comunità europea, ISTAT) quindi, fino a prova contraria, pienamente attendibili.

Un'altra considerazione: negli ultimi 40 anni almeno 6 governi (di centro, di destra e di sinistra; ammesso che abbia ancora senso tale suddivisione) hanno cercato di riformare la Scuola: tutti (TUTTI!!!!!!!!!!!) sono stati PESANTEMENTE CONTESTATI DAGLI STUDENTI e nessuno è riuscito a portare a termine la riforma prevista (non per colpa degli studenti, va detto). Quindi oggi la Scuola è un guazzabuglio di pezzi di varie riforme abortite e rappezzate senza un disegno organico e logico.

sabato 1 novembre 2008

Povertà

Le parole "povertà" e "famiglie povere" sono, purtroppo, sempre più utilizzate dai mass media; tra l'altro in modo molto diverso a seconda del "taglio politico" dei media in questione. 

Ma quando una persona o una famiglia si definisce povera?
Mai che lo spieghino!

In questo caso le cose sono piuttosto complicate in quanto andrebbe in primo luogo differenziare la povertà assoluta e quella relativa; poi bisognerebbe addentrarsi in definizioni complicate e con leggi matematiche abbastanza complesse (Legge di Engel, ecc.). Comunque mi sembrerebbe fondamentale quando si usa il termine in questione introdurre almeno una spiegazione sia pur approssimativa.

Provvediamo: 

1. secondo il criterio di povertà ASSOLUTA, viene definita povera una famiglia che non ha reddito sufficiente ad acquistare un paniere di beni predefinito fatto dall’l’ISTAT.

2. secondo il criterio di povertà RELATIVA, la definizione di povertà è legata al reddito MEDIO della collettività; in particolare viene definita povera una famiglia di due persone che ha reddito minore o uguale al reddito MEDIO PROCAPITE della collettività considerata. 

Per approfondimenti si rimanda a, tra i tanti, questi link:
- http:www.dmqte.unich.it/users/borghesi/Web%2520Page_ita/Appunti%2520poverta.pdf
- http://www.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20051006_00/