domenica 25 agosto 2024

LUCE E TEMPO

 Ma se per la luce il tempo non passa (a velocità prossime a quelle della luce il tempo rallenta fino a fermarsi) la luce come interferisce nel tempo che noi percepiamo?

La luce non interferisce con il tempo percepito. Quando si dice che il tempo è rallentato in una nave che si muove a velocità prossima a quella della luce, significa che la nave si muove alla velocità prossima a quella della luce rispetto a te e che pertanto il tempo scorre nella nave più lento confrontato lo scorrere del tempo di te, che stai fermo rispetto a te stesso. Ma per chi sta dentro la nave è la nave che è ferma e sei tu che ti muovi a velocità prossima alla luce rispetto a lui. Quindi chi sta sulla nave percepisce lo scorrere del suo tempo esattamente nello stesso modo in cui tu percepisci lo scorrere del tuo tempo, ma dirà che il tuo tempo è rallentato rispetto al suo. Si chiama relatività. Il rallentamento dipende dal punto di vista.

Lo scorrere del tempo è relativo, ma scorre uguale per tutti purché lo misurino con un orologio fermo rispetto a loro stessi.

Enrico Santamato, prof. ordinario in pensione di Fisica e ottica Quantistica, Università di Napoli

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Semplice e chiarissimo. La relatività, fondamentalmente, è tutta qui!

venerdì 23 agosto 2024

Santa Marguerite Marie Alacoque. ATTENZIONE: CONTENUTI "FORTI" E POTENZIALMENTE DISTURBANTI!!!!

ATTENZIONE: CONTENUTI "FORTI" E POTENZIALMENTE DISTURBANTI!!!!

Proseguire nella lettura consapevoli di quanto sopra.

 La salesiana francese Marguerite Marie Alacoque (1647-1690), narra nella autobiografia di avere fatto voto di castità a 5 anni (!!) e sosteneva che "solo il dolore rende sopportabile la vita". Citata come esempio di umiliazione masochistica e di mortificazioni corporali, si incise il monogramma di Gesù sul petto, e se la ferita guariva troppo in fretta, la bruciava di nuovo con una candela. 

A volte beveva solo acqua usata nel lavaggio dei panni, mangiava pane ammuffito e verdura marcia, e puliva con la lingua il vomito dei pazienti. Nell'autobiografia descrive la felicità provata riempiendosi la bocca delle feci di un uomo che soffriva di diarrea. Per simile copro feticismo doveva però di notte baciare a lungo il cuore di Gesù che teneva a portata di mano. "Una volta che avevo dimostrato una certa ritrosia nel servire una malata di dissenteria, Gesù mi rimproverò così severamente che, per riparare, mi riempii la bocca dei suoi escrementi; li avrei ingurgitati se la Regola non avesse proibito di mangiare fuori dei pasti. Ero talmente schifiltosa, che la minima sporcizia mi sconvolgeva lo stomaco. Lui mi rimproverò tanto su questo punto, che una volta, volendo pulire il vomito d'una malata, non riuscii a impedirmi di farlo con la lingua e trangugiarlo". 

L'autobiografia evidenzia una continua mortificazione corporale segnata dall'uso frequente della disciplina per flagellarsi, dal dormire sui cocci, dal legarsi le dita per poi conficcarvi degli aghi e dal desiderio di essere disprezzata, il quale portava la Santa a volere che «gli altri si ricordassero di me unicamente per disprezzarmi, umiliarmi e insultarmi; le sole cose a me dovute»; si legava con funi e catene in modo così stretto da provocarsi profonde lacerazioni nella carne e più volte si incise sul petto il nome di Gesù, causandosi sofferenze e ferite. La sua volontà di punirsi per il ribrezzo provato nell'assistere alcuni malati la portò a baciarne le piaghe, a mangiarne il vomito — e in merito commentò: «Questo atto mi portò infinite delizie al punto da farmi desiderare di avere tutti i giorni l'opportunità di ripetere simili azioni» — e a riempirsi la bocca con la dissenteria di una malata, che non ingoiò solo perché dissuasa dall'apparizione di Gesù che le rammentava l'obbligo all'obbedienza, il quale non le permetteva di mangiare nulla senza permesso.

Grazie alle sue "prodezze" fu fatta santa nel 1864 da Papa Pio IX. 

L'Ordine del cuore di Gesù, la devozione e la festa del Sacro Cuore di Gesù risalgono alle "rivelazioni" di questa suora, alla quale Cristo stesso mostrò nientemeno che il suo muscolo cardiaco: “Il mio Cuore divino è così appassionato d’amore per gli uomini e per te in particolare che, non potendo più contenere le fiamme della sua ardente carità, occorre che le diffonda attraverso il tuo tramite, e che si manifesti a loro per arricchirli dei suoi preziosi tesori che ti ho rivelato, e che contengono le grazie santificanti e salutari necessarie a rimuoverli dal baratro della perdizione; e ti ho scelto in quanto abisso d’indegnità e ignoranza per la realizzazione di questo grande scopo, in modo che tutto sia compiuto da me". 

(Il bello della religione)

https://it.wikipedia.org/wiki/Margherita_Maria_Alacoque

https://www.facebook.com/groups/442791072436589/?hoisted_section_header_type=recently_seen&multi_permalinks=6472281069487529

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Sinceramente è difficile commentare un articolo così. Oggi, sicuramente, sarebbe internata in una casa di cura per malati mentali mentre allora (1864) fu fatta santa e non si dica che erano altri tempi: la Chiesa e il Papa (eletto DIRETTAMENTE dallo Spirito Santo) è INFALLIBILE quando definisce solennemente una dottrina di fede o di morale.

Non aggiungo altro.....

lunedì 12 agosto 2024

Esseri umani: mammiferi non così unici

 Esseri umani: mammiferi speciali, ma non così unici come siamo abituati a pensare

La società umana spesso si vanta della sua eccezionalità rispetto agli altri mammiferi, ma uno studio dell’Università della California, Davis, sta mettendo in discussione questo punto di vista. Secondo i ricercatori, il comportamento quotidiano e le abitudini di allevamento dei figli degli esseri umani non sono così diversi da quelli degli altri mammalia. 

Un’illusione di eccezionalità

Secondo Monique Borgerhoff Mulder, professoressa emerita di antropologia presso l’UC Davis, la visione di “eccezionalità” con cui ci auto-descriviamo potrebbe essere esagerata. “Gli esseri umani sembrano assomigliare ai mammiferi che vivono in coppie monogame e, in una certa misura, a quelli classificati come allevatori cooperativi“, afferma Borgerhoff Mulder. Infatti, rivelando le sfumature dell’aspetto riproduttivo dell’homo sapiens, lo studio ha sfatato le affermazioni sull’eccezionalismo umano.

Umani, animali e la disuguaglianza riproduttiva

Gli antropologi hanno esaminato il modo in cui gli esseri umani si collocano nella scala della disuguaglianza riproduttiva rispetto agli altri mammiferi. Ebbene, una posizione interessante: in confronto ad altri mammiferi, gli esseri umani presentano una minore differenza nel numero di figli che sopravvivono (sia per quanto riguarda la prole maschile che quella femminile). Questo significa che, rispetto ad altri animali, non c’è una grande disparità nel numero di figli che maschi e femmine riescono a generare e far crescere e sopravvivere con successo. Quindi, in generale, ci troviamo in una posizione intermedia rispetto agli altri mammiferi quando si tratta di disuguaglianza riproduttiva. Non siamo completamente uguali, ma le differenze sono meno marcate rispetto ad altre specie animali.

100 ricercatori, 90 popolazioni umane e 45 di mammiferi per scoprire che non siamo poi così speciali

Queste evidenze risultano dal nuovo studio condotto dall’UC Davis, in collaborazione con oltre 100 ricercatori provenienti da diverse istituzioni in tutto il mondo e si propone di verificare se gli uomini sono più egualitari rispetto alle loro compagini animali, (mammiferi di sesso maschile di altre specie) concentrandosi sul numero di figli che producono (analizzando le differenze nel numero di figli che sopravvivono tra i sessi maschile e femminile).

I dati sono stati raccolti da 90 popolazioni umane antiche e contemporanee, confrontandoli con quelli di 45 diverse specie di mammiferi. I risultati dello studio smentiscono l’idea di una qualche particolarità o menzione d’onore rispetto agli animali. Gli esseri umani sono solo un’altra specie unica di mammiferi. Cody Ross, uno degli autori dello studio, afferma che “possiamo modellare con successo la disuguaglianza riproduttiva negli esseri umani e nei non umani usando gli stessi predittori“. Quindi, sembra che siamo più simili agli altri mammiferi di quanto avremmo mai immaginato.

Il ruolo delle femmine e dell’egualitarismo nella poligamia

Un po’ inaspettatamente, concentrandosi specificamente sulle donne, i ricercatori hanno riscontrato un maggiore egualitarismo riproduttivo nelle società che consentono il matrimonio poliginico rispetto a quelle in cui prevale il matrimonio monogamico. Nei sistemi poliginici, in cui gli uomini prendono più mogli contemporaneamente, le donne tendono ad avere un accesso più equo alle risorse, come la terra, il cibo e l’alloggio, e all’aiuto alla genitorialità. Questo perché le donne, o i loro genitori per loro conto, favoriscono i matrimoni poligini con uomini ricchi che hanno più risorse da condividere. Infatti, la maggior parte dei mammiferi, per natura, pratica la poligamia o la promiscuità.

Molti maschi, infatti, si accoppiano con il più alto numero di femmine possibile durante un determinato periodo dell’anno; altri invece preferiscono crearsi un vero e proprio harem. Questo perché, al bisogno delle femmine in un certo periodo di tempo di gestazione, si accosta la necessità dei maschi di portare avanti la propria specie con quanta più progenie possibile. I ricercatori hanno osservato qualcos’altro nel loro lavoro. “È emerso che l’accoppiamento monogamico (e il matrimonio) può determinare significative disuguaglianze tra le donne“, ha detto Borgerhoff Mulder.

I ricercatori hanno scoperto che la monogamia, soprattutto quella praticata nelle economie agricole e di mercato, può portare a grandi differenze nel numero di figli che le coppie producono, e ciò deriva dalle grandi disparità di ricchezza in questi contesti. Questo è anche parte del motivo per cui non siamo poi tanto meglio quando si parla di successo riproduttivo rispetto ad altri mammiferi. Perché l’uomo, il maschio, e il suo ruolo di leader in un modello di società patriarcale, fa troppa differenza. I bambini dipendono fortemente dalle cure e dalle risorse fornite sia dalla madre che dal padre – un fattore insolito, ma non del tutto assente, in altri mammiferi, hanno detto i ricercatori.

Nelle specie in cui il modello sociale non è quello del maschio alfa al vertice (esempio: lupi), ma in cui padre e madre si occupano entrambi della prole e formano coppie stabili, sia il genitore 1 che il genitore 2 si dedicano alla prole. Seriamente e in modo equo tra partners. L’importanza cruciale della natura complementare di queste cure – cioè il modello in cui ogni genitore fornisce risorse e cure diverse e spesso non sostituibili per tutta la lunga infanzia umana – è il motivo per cui, quando manca, non mostriamo l’enorme variabilità riproduttiva vista in alcune grandi scimmie che invece la mostrano seriamente, ha detto il ricercatore Paul Hooper, dell’Università del New Mexico.

Lo skew riproduttivo

Lo skew riproduttivo è un termine che indica la disuguaglianza nel numero di figli che sopravvivono tra gli individui di una popolazione. Dallo studio emerge che gli esseri umani hanno comunque meno disuguaglianza di skew rispetto alla maggior parte degli altri mammiferi. Questo modello di disuguaglianza riproduttiva può essere attribuito alle donne che hanno accesso a più risorse e che quindi possono avere più figli che sopravvivono. La cooperazione tra i maschi e le istituzioni sociali e legali che impongono alcune norme contribuisce anche a ridurre la disuguaglianza riproduttiva negli esseri umani.

Sebbene lo studio fornisca una visione nuova e interessante sull’eguaglianza riproduttiva degli esseri umani rispetto agli altri mammiferi, gli antropologi sono consapevoli della necessità di ulteriori dati empirici per confermare queste deduzioni. La nostra specie è unica, ma allo stesso tempo condivide molte caratteristiche con gli altri mammiferi. 

 In un certo senso, potremmo dire che siamo “unici nella nostra normalità”.

Reproductive inequality in humans and other mammals (pnas.org)

https://leganerd.com/2023/05/31/esseri-umani-mammiferi-speciali-ma-non-cosi-unici-come-siamo-abituati-a-pensare/

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Notevole, un'altra mazzata alle religioni che dicono che noi siamo i "figli prediletti" degli dei...

sabato 10 agosto 2024

Le origini della vita?

Una nuova scoperta per spiegare le origini della vita

Un team di ricercatori dell’Università di Wisconsin-Madison, guidato dall’astrobiologa Betül Kaçar con il sostegno della NASA, ha pubblicato uno straordinario “ricettario chimico” che raccoglie centinaia di ricette in grado di dare origine alla vita, aprendo così nuove prospettive nella ricerca sulle origini della vita e sulla sua esistenza altrove nell’universo.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Journal of the American Chemical Society, offre un completo “ricettario chimico” che dettaglia la combinazione di molecole, coinvolgendo atomi di tutti i gruppi e serie della tavola periodica, capaci di innescare reazioni autocatalitiche. Queste sono reazioni chimiche che si autoalimentano producendo molecole che incoraggiano la stessa reazione a ripetersi continuamente. La ricerca si concentra in particolare sulle reazioni di comproproportionation, in cui due composti contenenti lo stesso elemento ma in diversi stati reattivi si combinano per creare un nuovo composto che ha l’elemento in uno stato intermedio rispetto agli stati originali. Perché una reazione chimica sia autocatalitica, il risultato deve anche fornire materiali di partenza affinché la reazione possa verificarsi nuovamente, creando così un ciclo autoalimentante di reazioni. Questa scoperta potrebbe avere importanti implicazioni nella ricerca di vita extraterrestre, poiché consente di identificare le condizioni più probabili in cui queste reazioni autocatalitiche potrebbero verificarsi, aiutando gli scienziati a focalizzare la ricerca su specifici ambienti planetari.

Betül Kaçar guida un consorzio sostenuto dalla NASA chiamato MUSE (Metal Utilization & Selection Across Eons), che si concentrerà sullo studio delle reazioni che coinvolgono gli elementi molibdeno e ferro. Gli studiosi sono anche entusiasti delle scoperte potenziali che potrebbero emergere dalle parti più insolite del loro “ricettario chimico”.

In conclusione, questa nuova raccolta di reazioni chimiche potrebbe avvicinarci alle risposte a alcune delle domande più fondamentali sulle origini della vita e sulla sua possibilità altrove nell’universo. Essa rappresenta un passo avanti nella nostra comprensione delle condizioni necessarie per la vita, non solo sulla Terra ma anche in altri luoghi del cosmo. Inoltre, per comprendere meglio la possibilità di vita altrove, è importante considerare gli ingredienti fondamentali per la vita come l’acqua, il carbonio, i nutrienti, l’energia, l’atmosfera, la temperatura, il DNA e l’RNA, e le membrane cellulari, poiché questi elementi sono essenziali per la vita come la conosciamo.

https://leganerd.com/2023/09/25/ricettario-chimico-una-nuova-scoperta-per-spiegare-le-origini-della-vita/

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Tutto ciò per quanto riguarda la "vita" come la intendiamo noi, io penso che ce ne siano molte altre forme....