venerdì 12 dicembre 2025

Genere umano "speciale"? No.

Quando dico che l’uomo non è un essere speciale, non intendo affermare che siamo "banali" o "identici agli altri animali". Intendo dire una cosa diversa: non siamo stati previsti, progettati o destinati a esistere. L’evoluzione non aveva un fine, non stava lavorando per arrivare, un giorno, a noi. La nostra apparizione non era obbligata; come ci ricorda la biologia evoluzionistica contemporanea, la storia della vita è piena di rami interrotti e possibilità mancate.

Ma, una volta comparsi, siamo davvero una specie molto particolare. Solo che questa "particolarità" non va confusa con un privilegio cosmico: è il risultato della nostra storia evolutiva. Alcune differenze reali e straordinarie ci sono:

- abbiamo un cervello che combina linguaggio complesso, capacità simbolica e cooperazione su larga scala;

- sappiamo costruire culture cumulative: le conoscenze si accumulano, passano da una generazione all’altra;

- viviamo in ambienti diversissimi grazie alla cultura, non perché il nostro corpo sia "specializzato" per tutti gli ambienti;

aiutiamo non solo i nostri simili, ma anche individui che non conosciamo, e perfino altre specie.

Sono risultati eccezionali, ma non perché "dovevano" accadere. Sono eccezionali proprio perché improbabili. Come diceva il grande biologo E. O. Wilson, con l’umanità "la biosfera ha iniziato a pensare". Ed è un'idea potentissima: riconosce quanto siamo diversi, ma senza trasformare quella diversità in superiorità. Dunque non è sbagliato: è vero, l’essere umano è speciale… ma non nel senso che spesso immaginiamo. 

È speciale di fatto, non di diritto.  Lo è per i risultati imprevedibili della sua evoluzione, non perché occupi un posto privilegiato nell’ordine delle cose. E proprio questa doppia consapevolezza (non essere nati per un fine, ma avere sviluppato capacità uniche) è ciò che ci dà una responsabilità enorme verso il pianeta e verso il futuro.

Non è antropocentrismo: è maturità scientifica. E, direi, anche umana.

Massimo Polidoro, Cicap

domenica 30 novembre 2025

Senso o valore

 La scienza non entra nel merito del “senso” o del “valore”, perché non è il suo mestiere: si occupa di come funziona il mondo, non del perché ultimo.

Che cosa ci facciamo qui? La differenza sta nel metodo: la scienza cerca risposte su come è avvenuto ciò che è; ognuno di noi, poi, decide che significato attribuirgli. 

Massimo Polidoro, 23 novembre 2025

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Semplice e chiaro, mi sembra!

giovedì 27 novembre 2025

La strage di Erode

È un episodio raccontato solamente nel Vangelo di Matteo, e in nessun’altra fonte storica o evangelica

Secondo Matteo poco dopo la nascita di Gesù Cristo l’allora re dei Giudei Erode il Grande ordinò di uccidere tutti i neonati di Betlemme perché aveva sentito che secondo una profezia in quella città era appena nato il nuovo re. Lo scetticismo degli studiosi su questo episodio è legato soprattutto al fatto che non se ne trova traccia in Flavio Giuseppe, uno storico romano di poco posteriore a Gesù Cristo che si occupò estesamente della storia della Giudea

La Chiesa Cattolica dà invece per certo l’episodio e ricorda i bambini morti nella presunta strage il 28 dicembre di ogni anno.

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Altro esempio di come la chiesa cattolica, in nome della sua "altissima missione" è disposta a falsificare e a fare propria (letteralmente) qualunque cosa!

La "Donazione di Costantino"

 La donazione di Costantino e il primo caso di factchecking

Intorno all’anno mille, il Papa non era il capo assoluto e incontestato della chiesa Cattolica, come lo conosciamo oggi, ma era in costante lotta per la supremazia con l’Imperatore, con i capi della chiesa orientale e con altri vescovi importanti in giro per l’Europa. In quell’epoca, quando la lotta era particolarmente aspra, comparve negli archivi vaticani un documento che sembrava mettere fine alla contesa: la cosiddetta “Donazione di Costantino”, un atto apparentemente risalente al IV secolo in cui l’Imperatore Costantino stabiliva la supremazia del Papa di Roma su tutti i sacerdoti, compresi quelli orientali, e persino sull’imperatore.

Ovviamente il documento era falso, come scoprì il filologo Lorenzo Valla (segretario apostolico di Papa Callisto III) nel 1440. Valla scrisse un libro, "De falso credita et ementita Constantini donatione declamatio", in cui dimostrava come il documento contenesse una serie di espressioni latine molto più tarde della supposta data del documento, oltre ad altri errori e contraddizioni. Comprensibilmente, la Chiesa impedì a Valla di pubblicare il suo testo che, negli anni successivi, fu messo nell’Indice dei libri proibiti.

Il primo manoscritto relativo alla "Donazione" compare solo nel IX secolo e si rifà palesemente alla leggenda di San Silvestro, dove si narra che il papa salvò dalla malattia l'imperatore e questo per gratitudine si convertì. 

E' universalmente accettato che il documento era un falso costruito per motivi "pratici".

https://www.ilpost.it/2017/07/08/falsi-miti-medioevo/?utm_source=ilpost&utm_medium=correlate&utm_campaign=correlate_1

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Mah, che dire... 

Direi che la chiesa cattolica dovrebbe essere al di sopra di queste cose e invece, per adempiere alla loro "missione" (secondo loro) era ed è disposta letteralmente a fare QUALUNQUE cosa!

giovedì 20 novembre 2025

Il sacerdote

 “Sacerdote: un uomo che si assume la cura della nostra vita spirituale per migliorare le condizioni della sua vita temporale.”

Ambrose Gwinnett Bierce

martedì 18 novembre 2025

La Scienza

Il Paradosso della Teoria Non Falsificabile

Il filosofo Karl Popper, negli anni Trenta, propose una distinzione destinata a cambiare la scienza: una teoria è scientifica solo se può essere smentita da un fatto nuovo. Un’affermazione è “falsificabile” quando possiamo trovare un’osservazione capace di contraddirla. Non significa che sia falsa, ma che è vera fino a prova contraria. 

Una teoria che invece non può essere smentita da nessuna esperienza possibile, è dogmatica: appartiene alla fede, non alla scienza.

Questo principio - il falsificazionismo - si fonda su un principio: nessuna quantità di esperimenti può dimostrare che una teoria è definitivamente vera, ma basta un solo esperimento contrario per mostrarne la falsità

Il sapere scientifico, dunque, non è un edificio di certezze, ma un cantiere di ipotesi che resistono finché i fatti non le smentiscono.

Un esempio: la legge di gravità è falsificabile: se lasciando cadere un sasso questo restasse sospeso a mezz’aria, la teoria di Newton crollerebbe. Non è mai accaduto ma potrebbe, in linea di principio. Al contrario, affermazioni come “l’universo prima del Big Bang era rosa a pallini verdi” sono (al momento) non falsificabili: nessun esperimento potrà dimostrarle o smentirle. Sono dunque inattaccabili, ma anche inutili dal punto di vista scientifico. Il paradosso nasce proprio qui: nella vita quotidiana, ciò che non può essere confutato sembra più solido; nella scienza, è l’esatto contrario.

Una teoria che non rischia non è conoscenza: nessun fatto può entrarvi o uscirne. La storia della scienza offre molti esempi pratici. La meccanica quantistica, per quanto controintuitiva, è una teoria falsificabile: produce previsioni verificabili, spesso confermate con precisione estrema. Al contrario, le pseudoscienze - astrologia, omeopatia, lettura della mano - modificano sempre le proprie spiegazioni per adattarsi a ogni risultato: non possono mai avere torto, e per questo non possono avere ragione.

Il paradosso della teoria non falsificabile ci ricorda che la verità scientifica non è dogma, ma coraggio.

Una buona teoria vive sull’orlo della possibilità di essere smentita, come un funambolo che si regge non sulla stabilità, ma sull’equilibrio. Là dove l’errore è possibile, nasce la conoscenza.

Karl R. Popper – Logik der Forschung (1934)

Trad. it. Logica della scoperta scientifica (Einaudi, 1970 e successive)

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Capisco che non è semplice (almeno per me) ma merita di essere letta con attenzione e, magari, di fare qualche riflessione visto che la Scienza (con la maiuscola) è quella cosa che ha migliorato enormemente (in soli 300 anni con una vorticosa crescita negli ultimi 50) la qualità e la lunghezza della vita degli esseri umani!

lunedì 3 novembre 2025

Restare liberi

 Una delle cose su cui mi interrogo ormai da tempo. Non solo in politica o sui social, ma su qualunque argomento: dal clima ai vaccini, fino al calcio o alle diete. Viviamo circondati da persone convinte - spesso in buona fede - di possedere la verità. E se provi a mostrare un fatto, un dato, un dubbio, si irrigidiscono. E a volte diventano ostili.

Lo psicologo Leon Festinger lo aveva previsto già negli anni Cinquanta: a un uomo con una convinzione è difficilissimo far cambiare idea. Se gli dici che non sei d’accordo, si gira dall’altra parte. Se gli mostri fatti o cifre, mette in dubbio le tue fonti. Appellati alla logica e non riuscirà a capire il tuo punto di vista. Vuole credere di avere ragione. Ha bisogno di crederci. E niente glielo impedirà.

È un fenomeno che abbiamo incontrato spesso, la dissonanza cognitiva, quella tensione che proviamo quando la realtà contraddice le nostre convinzioni. E per evitarla, preferiamo distorcere la realtà piuttosto che rivedere le nostre idee. Ma questo atteggiamento - tanto umano quanto pericoloso - è una prigione. Un ergastolo intellettuale che ci tiene inchiodati alle nostre certezze, incapaci di meravigliarci ancora.

Quando ne parlavo con Piero Angela, gli chiedevo se mettersi continuamente in discussione non fosse un po’ faticoso. Lui mi rispose con quella calma che gli era propria: "Hai ragione, è faticoso. Ma è anche bellissimo. Perché è come salire sempre su nuove colline: scopri paesaggi sconosciuti, vedi cose di cui ignoravi l’esistenza. È il piacere intellettuale di esplorare, di capire il nuovo, il diverso. Certo, bisogna rinunciare al senso di sicurezza che le certezze ti danno. Ma restare fermi è come vivere in un ergastolo mentale."

Di questi tempi, mentre vediamo crescere la tendenza a dividere il mondo in “noi” e “loro”, penso spesso a quelle parole. Le vedo riflesse nelle discussioni online, dove chi urla di più crede di avere ragione, e chi dubita sembra debole. Eppure è il contrario: dubitare è un atto di forza. Accettare di poter sbagliare è il primo passo verso la conoscenza. È la stessa curiosità che spingeva Leonardo a guardare il mondo come se fosse sempre la prima volta, a non accontentarsi mai della prima risposta. È la stessa umiltà che anima la scienza: ogni volta che trova una verità, sa che dovrà metterla alla prova.

In un’epoca in cui gli algoritmi ci mostrano solo ciò che conferma le nostre opinioni, l’unico modo per restare liberi è questo: coltivare l’umiltà, fuggire l’ergastolo delle certezze e continuare a salire nuove colline. Solo così possiamo mantenere viva la curiosità e, con essa, la nostra umanità.

Massimo Polidoro, newsletter@massimopolidoro.com, 02-11-2025

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Per quello che vale, sottoscrivo ogni parola!