mercoledì 10 settembre 2025

Una barzelletta su cui riflettere

 Durante la visita a un ospedale psichiatrico, uno dei visitatori chiese al direttore: "Qual è il criterio in base al quale decidete chi deve essere ricoverato qui?". Il direttore rispose: "Noi riempiamo una vasca da bagno d’acqua e offriamo al paziente un cucchiaio, un bicchiere e un secchio, chiedendogli di svuotarla. In base al modo in cui decide di farlo, stabiliamo se ricoverarlo o meno."

"Una persona normale userebbe il secchio, che è più grande del bicchiere e del cucchiaio", disse il visitatore.

" No!" – rispose il direttore, "Una persona normale toglierebbe il tappo dello scarico. Lei cosa preferisce? Camera singola o condivisa?"

A volte la vita ha più opzioni di quelle che ci vengono offerte, basta saperle vedere. Adesso... Anche tu hai scelto il secchio, vero? Lo sapevo, siamo tutti un po’ matti.

Dimitri Diego

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Mi ha dato da pensare...

venerdì 22 agosto 2025

Oroscopi

Per il moto di precessione della Terra i segni zodiacali non sono più quelli ai quali si riferiscono gli astrologi; non sono neppure 12 ma 13 perché c’è anche la costellazione del Serpentario (Ophiucus); l’attrazione gravitazionale dei corpi celesti, unico modo con cui possono interagire con noi, è trascurabile (fatta uguale a 1 la forza in media esercitata da Marte, quella di Venere è 52, di Giove 5,8 di Saturno 0,2, mentre quella dell’ostetrica che segue il parto vale duemila miliardi!!!).

Tutto bene, tutto vero. Ci sarà comunque sempre qualcuno che ribatterà: eppure il mio oroscopo è quasi sempre giusto. L’argomento da opporre è semplice: le previsioni sono così generiche che ci si stupirebbe del contrario. 

https://www.lastampa.it/scienza/2011/01/10/news/anche-se-l-astrologo-indovinasse-sbaglierebbe-1.36982413/

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Il fatto che ci siano tante persone che credono negli oroscopi è la dimostrazione pratica del perché la religione occupa ancora così tanto spazio nelle vita civile della nostra società: il bisogno di "affidarsi" e di essere rassicurati. Gli oroscopi rassicurano nel presente, la religione nel dopo morte.

martedì 19 agosto 2025

Opinioni

 "Se un'opinione contraria alla tua ti fa arrabbiare, è segno che, inconsciamente, sei consapevole di non avere alcuna buona ragione per pensare come fai.

Se qualcuno afferma che due più due fa cinque, o che l'Islanda si trova sull'equatore, dovresti provare compassione piuttosto che rabbia, a meno che tu non conosca così poco l'aritmetica o la geografia da lasciare che la sua opinione metta in dubbio la tua convinzione contraria.

Le controversie più accese riguardano sempre questioni su cui non esistono prove certe di alcun tipo. La persecuzione viene usata in teologia, non in aritmetica, perché nell'aritmetica c'è conoscenza, mentre nella teologia c'è solo opinione. Dunque, ogni volta che ti accorgi di arrabbiarti per una differenza di opinioni, fai attenzione: cerca di scoprire se la tua convinzione va oltre ciò che l’evidenza può giustificare."

Bertrand Russell

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Cosa dire? 

giovedì 7 agosto 2025

Essere umani

 Un intervento molto interessante di uno dei più grandi genetisti al mondo. E' decisamente lungo ma va letto con attenzione...

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Tanti modi di essere umani senza credere alle favole

Oggi no: oggi c’è una bella differenza fra noi e gli scimpanzé, ma sette milioni di anni fa eravamo la stessa cosa, avevamo gli stessi antenati: lo si capisce dai nostri Dna, così simili.

E allora, quand’è che siamo diventati umani? Si potrebbe rispondere: appunto sette milioni di anni fa, quando alcuni di quegli antenati sono scesi dagli alberi, iniziando un lungo cammino. Letteralmente: chi si è avventurato negli invitanti, pericolosi spazi aperti ha imparato a camminare, chi è rimasto al sicuro nella foresta, no; noi discendiamo dai primi, gli scimpanzé dai secondi.

Oppure potremmo dire che è umano chi ha un cervello come il nostro, e così fissare la svolta al momento in cui troviamo i primi crani uguali ai nostri, cioè 200mila anni fa. O invece, potrebbero essere umani tutti quelli che, da due milioni di anni e passa, costruiscono attrezzi per mezzo di altri attrezzi, cosa che nessuno scimpanzé è mai riuscito a fare.

Oppure ancora, stabiliamo che sia umano solo chi sappia parlare, ma allora, come si dice in Polesine, peso el tacòn del sbrego, peggio la toppa del buco, perché la facoltà del linguaggio non lascia fossili e chissà quando si è sviluppata.

Questione spinosa, insomma. Se ne era accorto Charles Darwin, secondo cui chiedersi da quando siamo umani è «poco interessante», perché la risposta dipende solo dalla nostra, soggettiva, definizione di umano.

Giusto. Però le convinzioni soggettive non sono da buttar via. Anche loro si sono evolute nel corso del tempo, via via che nuovi fossili, nuove scoperte della genetica mettevano in crisi certe idee troppo semplici.

Oggi sappiamo che sulla Terra è passata parecchia gente che ci assomigliava e adesso non c’è più. In Europa e in Asia occidentale c’era il famoso uomo di Neandertal; nel sudest asiatico è vissuta a lungo una specie che chiamiamo Homo erectus, probabilmente scomparsa senza entrare in contatto con noi.

Negli ultimi anni abbiamo trovato in Asia i resti di altre tre specie estinte: nell’isola indonesiana di Flores (Homo floresiensis), nelle Filippine (Homo luzonensis), e in Siberia, nella grotta di Denisova. Che aspetto avessero i denisovani non lo sappiamo: di loro ci restano solo minuscoli frammenti di ossa; ma c’era Dna, in quei frammenti, e non è né il nostro né quello dei Neandertal.

Tante specie umane, dunque, e forse l’elenco non è completo; e non possiamo escludere che si siano mescolate fra loro, queste specie. Un momento, però: non ci avevano insegnato a scuola che specie diverse, se si incrociano, generano figli sterili, come i cavalli e gli asini?

E allora, se si sono mescolati (il termine tecnico è ibridati) non dovremmo dire che apparteniamo tutti a un’unica specie umana?

Tanto per cambiare, la risposta ce la dà Darwin. Ci servono nomi per definire i viventi, scrive; ma non è detto che se chiamiamo «asino» l’asino, o «cavallo» il cavallo, poi i due equini si sentano obbligati a rispettare questa nostra classificazione.

Specie simili discendono, con modifiche, da antenati comuni, ma ci vogliono decine o centinaia di millenni. Durante tutto questo tempo, se scatta la fatale scintilla, membri dei due gruppi possono ancora generare figli fertili.

Visto che distinguiamo bene gli scheletri di Neandertal da quelli di sapiens, ha senso chiamarli con nomi diversi. Ma la possibilità che queste specie si siano ibridate esiste, e non viola nessuna legge naturale.

Attenzione, però: è una possibilità. Se sia avvenuto davvero, non è così semplice dire. Abbiamo un dato: il Dna dei neandertaliani assomiglia un po’ di più a quello degli europei e degli asiatici che a quello degli africani.

Può darsi che i primi sapiens usciti dall’Africa abbiano incontrato i neandertaliani, da qualche parte nel Vicino Oriente, e si siano, appunto, ibridati con loro. È stato un cocktail sbilanciato, tanti sapiens e pochi Neandertal, ma è bastato a far arrivare un po’ di Dna neandertaliano fino ad oggi, anche in posti dove Neandertal non si è mai sognato di andare, in estremo oriente e addirittura in Nuova Guinea: c’è arrivato sulle gambe dei sapiens che sono migrati fin là.

Questa però non è la sola spiegazione possibile. Per capirsi, i nostri Dna sono più simili a quelli dei gorilla che a quelli dei canguri, e non perché abbiamo fatto sesso con i gorilla. Semplicemente, l’antenato comune a noi e ai gorilla è più vicino nel tempo di quello comune a noi e ai canguri.

Allo stesso modo, è possibile che i Neandertal siano più simili agli eurasiatici che agli africani perché hanno antenati comuni più recenti con i primi che con i secondi. Finché non ne sapremo di più, meglio lasciare aperte entrambe le possibilità.

Ma allora, come facciamo a decidere chi faccia parte della famiglia umana? Gira gira, si ritorna alla facoltà del linguaggio. L’abbiamo già detto: non ci troveremo date precise.

D’altra parte, il linguaggio è così importante che qualcuno propone di chiamarci the storytelling animal, l’animale contastorie. Un grande evoluzionista, Larry Slobodkin, si è dichiarato pronto ad accogliere nella famiglia umana qualunque forma vivente che si diverta a raccontare e ascoltare storie.

È un allenamento alla vita, è come esercitarsi su un simulatore di volo prima di pilotare un Airbus. Pensare all’umanità come la comunità contastorie ha anche il pregio di segnalarci un rischio a cui siamo esposti.

«Davanti a una storia, una storia qualsiasi, io resto incantato», scrive Philip Roth. Le storie che ci piacciono non devono per forza essere vere, devono affascinarci. Se una bufala colpisce qualche angolo nascosto della nostra psiche, può diffondersi e diventare, come si dice, virale.

Scie chimiche, sostituzioni etniche, microchip iniettati nel circolo sanguigno con la scusa dei vaccini… Il problema è annoso: i miti della razza, della superiorità dei maschi sulle femmine, hanno prodotto noti disastri su scala planetaria.

Insomma, la caratteristica più umana dell’umanità, la nostra fame di storie, ci rende anche manipolabili, e minaccia la nostra capacità di comprendere il mondo in cui viviamo. Circolano verità alternative: se qualcosa non ci piace, possiamo convincerci che non è vera, e provare a convincerne gli altri con una storia ben congegnata.

È giusto che di questi fenomeni parlino sociologi e psicologi. Io posso solo dire che la scienza, come il diritto, è un tentativo di ridurre i conflitti per mezzo della razionalità: quella razionalità che, nella nostra società iperconnessa, le fake news possono indebolire o distruggere; e doverla poi ricostruire sarebbe molto difficile.

Se ai dati scientifici anteponiamo chiacchiere raccolte qua e là perché confermano quanto pensiamo di sapere già, se rinunciamo alla possibilità di confrontarci secondo ragione, resta solo lo scontro, dove vincerà il più brutale.

Siamo animali contastorie, avidi consumatori di storie; però siamo anche cittadini, e non avremo scusanti se non riconosciamo i pericoli e non ci schieriamo dalla parte giusta.


Guido Barbujani, laureato con lode in Scienze Biologiche nel 1978 presso l'Università di Ferrara, ha lavorato alla Stony Brook University (Stato di New York), alle Università di Padova Bologna, e dal 1996 è professore ordinario di genetica all'Università di Ferrara, già presidente dell'Associazione Genetica Italiana, membro dell'"ALFRED (Allele FREquency Database) Advisory Board", nominato dalla National Science Foundation (USA), è faculty member della "European School of Medical Genetics", e associate editor delle riviste "BMC Genetics" e "Human Heredity", https://docente.unife.it/guido.barbujani/curriculum.

https://ilmanifesto.it/tanti-modi-di-essere-umani-senza-credere-alle-favole Edizione del 4/82025


domenica 3 agosto 2025

Il pubblico italiano

"Uno studio corrente dice che la media del pubblico italiano rappresenta l'evoluzione mentale di un ragazzo che fa la seconda media e che non sta nemmeno seduto nei primi banchi".

Silvio Berlusconi, 9 dicembre 2004, presentazione del libro "Storia d'Italia".

https://www.youtube.com/watch?v=P1ELoftD_fw

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E se lo ha detto lui più di 20 anni fa...

venerdì 1 agosto 2025

mercoledì 30 luglio 2025

L'importanza della opposizione

 Un amico mi ha detto che un proverbio marchigiano recita: "Quando il treno passa, i cani abbaiano". Intendendo che in politica chi è al governo... governa mentre l'opposizione "abbaia" inutilmente.

Un altro amico, decisamente intelligente e saggio, ha replicato: "Molte volte se il padrone non li ascolta i ladri vanno a rubare, in questo caso il potere". 

Ecco l'importanza di chi sta all'opposizione: richiamare l'attenzione sull'arroganza del potere.


sabato 19 luglio 2025

Israele - Hamas

ATTENZIONE: ARTICOLO MOLTO LUNGO

 ma, a mio modo di vedere, completissimo e meritevole di una attenta lettura!

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 9 giugno 2025

SOLO HAMAS PUÒ FERMARE LO STERMINIO A GAZA    di Roberto Massari

PREMESSA.

Spesso, NELL'AMBITO DI UNA CERTA SINISTRA, si fa riferimento a:

- «l’eccidio -giuridicamente definibile come genocidio, discutibile se sia giusto moralmente definirlo tale»- perpetrato da Israele ai danni del popolo gazawi.

- si mette sullo stesso piano le colpe di Hamas e quelle del governo israeliano. Di conseguenza si ritiene che il termine allo sterminio possano porlo sia Hamas sia Netanyahu.

- si pensa che un paese smette di essere democratico se ricorre a metodi così atroci.

 1. 

Sull’accusa di genocidio ai danni d’Israele, l’aspetto giuridico (per il momento) è chiaro anche se contraddittorio:

a) la Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite (su iniziativa del governo Sudafricano) ha intimato a Israele di «prendere misure per non compiere atti possibilmente genocidari», ma NON ha ordinato la fine delle azioni militari;

b) la Corte Penale Internazionale ha dichiarato l’ex ministro della difesa Gallant e Netanyahu, colpevoli di «crimini di guerra» e di «crimini contro l’umanità», e ha spiccato dei mandati di cattura contro di loro. Ma NESSUNA di queste due massime istanze giuridiche internazionali ha emesso una SENTENZA che contenga l’accusa di genocidio contro il governo israeliano. Pertanto, tutti coloro che stanno lanciando questa accusa allo Stato d’Israele lo stanno facendo a TITOLO PERSONALE. E non lo fanno su basi giuridiche ma IDEOLOGICHE, per lo più riconducibili a gradi diversi di antisemitismo.

Rimane aperta la discussione se effettivamente si tratti di genocidio o no, e secondo UNA CERTA (RILEVANTE) parte della SINISTRA si ritieni «moralmente» fondata questa accusa. La questione, però, è dirimente -visto che sta alla base della nuova esplosione di massa dell’antisemitismo- riassumo alcune considerazioni sulla questione.

Lo sterminio di un popolo (aggredito o aggressore che sia) è cosa diversa dal genocidio, se non vi è una precisa intenzione di far estinguere un determinato popolo, etnia o classe sociale. Insomma, non è la quantità di morti o la ferocia militare che determinano il crimine di genocidio. Nella guerra del Vietnam gli Usa fecero morire (anche col napalm) oltre un milione di vietnamiti (più civili che militari), 2-300.000 cambogiani, alcune decine di migliaia di laotiani. Fu certamente un crimine contro l’umanità (e il criminale numero uno fu Lyndon Johnson), ma non fu genocidio. Né tale è stato considerato dalla storia.

Chiunque accetti in buona fede la definizione di genocida per il governo israeliano (ripeto: ufficialmente non attribuita dai due principali organi giudiziari internazionali), dovrebbe chiedersi se vi sia mai stata l’intenzione israeliana di far scomparire il popolo gazawi, PRIMA del 7 ottobre e anche DOPO. Per il prima la risposta è facile: Israele si era ritirato COMPLETAMENTE da Gaza nel 1994, proprio per consentirne l’autonomia e la costituzione di un ersatz di Stato indipendente (uno Staterello, lo chiamo io). Netanyahu è considerato addirittura colpevole di aver permesso che ingenti finanziamenti arrivassero ad Hamas e che Hamas usasse questo denaro non per la popolazione, ma per preparare la guerra, i tunnel e instaurare un REGIME islamista DITTATORIALE, uccidendo tra l’altro i palestinesi fedeli all’Olp di Abu Mazen.

Per il dopo, come non ricordare tutti gli appelli del governo israeliano al popolo gazawi perché abbandonasse le zone che si accingeva a bombardare, al contrario di Hamas che tentò di IMPEDIRE l’evacuazione della popolazione palestinese civile? Quale governo genocida si preoccupa di avvisare sulle zone che verranno bombardate e anche di far arrivare i rifornimenti alimentari all’etnia che intende annientare?

E non ci si faccia ingannare sulla questione dei rifornimenti alimentari, perché anche lì entra in ballo Hamas e la sua APPROPRIAZIONE dei camion in arrivo, sia per imporre la propria autorità sia per rivendere gli alimenti. Tant’è vero che le Nazioni Unite stanno contrastando la distribuzione «alternativa» di alimenti fatta dalla Ghs (Gaza Humanitarian Foundation: Usa + Israele) perché tale distribuzione viene ora sottratta al controllo di Hamas. Basterebbe questa vergogna a far capire da che parte stia la maggioranza dei funzionari delle Nazioni Unite.

«Genocida» fa rima con «deicida», cioè l’accusa millenaria con cui sono stati perseguitati gli ebrei dalle culture «cristiane». E chi oggi si riempie la bocca con questa nuova «accusa di sangue», prova un brivido di eccitazione, sente il fascino perverso della continuità bimillenaria. Ma soprattutto è una scappatoia per l’Occidente di liberarsi dal senso di colpa nei riguardi dell’Olocausto. Questo rimane a tutt’oggi il più grande esempio storico moderno di genocidio, mentre quello ucraino (holodomor) viene al secondo posto sul piano quantitativo. E l’ironia della storia vuole che oggi siano ancora gli stessi popoli - vittima: ebraico e ucraino a lottare per la propria sopravvivenza.

Dietro il dilagare del ricorso al termine «genocida», nuova versione della medievale «accusa di sangue», sta crescendo un antisemitismo di massa, in genere fondato sulla cattiva coscienza, sull’ignoranza e sull’imbecillità.

2. 

Fino al 7 ottobre il governo israeliano non aveva avuto alcuna intenzione di combattere militarmente contro Hamas. Da allora invece è scoppiata una guerra. Riassumiamo le caratteristiche di questa guerra asimmetrica.

Lo Staterello di Gaza (governato dittatorialmente da Hamas) ha dichiarato guerra allo Stato postdemocratico d’Israele (diretto da un governo di destra e di estrema destra) con il pogrom feroce, bestiale, disumano del 7 ottobre. Componente fondamentale di tale eccidio è stata la violenza di genere, quella rivolta a umiliare le donne tramite gli stupri che però non deve far dimenticare anche il ricorso agli squartamenti. Lo ha fatto coll’esplicito proposito di provocare la reazione d’Israele, oltre che per bloccare il processo di pacificazione con l’Arabia Saudita. Ma dietro la dichiarazione di guerra di Hamas, c’era e continua ad esserci l’Iran.

Hamas ha cercato di impedire che il proprio popolo si mettesse al riparo dai bombardamenti. Hamas ha usato e continua a usare il popolo gazawi come scudi umani. Hamas ha mantenuto i propri miliziani mescolati alla popolazione negli ospedali, nelle scuole, in alcune sedi delle Nazioni Unite. Ma soprattutto, Hamas voleva che Israele avviasse il massacro del popolo gazawi, sperando così di suscitare la reazione di ciò che resta del mondo palestinese in Medio Oriente e non solo dei gruppi armati islamici filoiraniani. Sperava anche di poter soppiantare l’Anp in Cisgiordania, così come l’aveva cacciata con la forza da Gaza.

L’intento è fallito perché la disumana dichiarazione di guerra a Israele non ha coinvolto il resto del mondo palestinese non filoiraniano. In realtà non ha coinvolto nemmeno il popolo gazawi, al di fuori dei miliziani di Hamas: questo lo si vede chiaramente, ma non lo dice nessuno, specie tra gli antisemiti «di sinistra» sostenitori della presunta «resistenza» palestinese. 

Tra questi devo includere anche i trotskoidi del Segretariato unificato della Quarta internazionale, ormai accesamente filo Hamas. (Se non ci avessero espulsi nel 1975, saremmo dovuti uscirne sicuramente oggi.)

In Cisgiordania - dove ancora vivono arabi-palestinesi non assimilati e che avrebbero solide ragioni per insorgere contro Israele - a parte alcune manifestazioni di lugubre gaudio dopo il pogrom del 7 ottobre, non si è poi mosso quasi nulla. Abu Mazen - a differenza dei sostenitori della «resistenza» palestinese - ha definito «cani» i dirigenti di Hamas e, per lo meno lui, ha chiesto la liberazione immediata degli ostaggi onde porre termine allo sterminio dei gazawi.

E qui veniamo al nodo dei nodi: lo sterminio dei gazawi si sarebbe potuto evitare senza la cattura degli ostaggi. Lo sterminio dei gazawi si poteva fermare in qualsiasi momento, semplicemente liberando gli ostaggi. Lo sterminio dei gazawi continua perché Hamas non vuole liberare le ultime decine di ostaggi, poveri esseri umani innocenti, ormai ridotti allo stato di larve.

Solo Hamas e nessun altro può fermare i massacri del governo israeliano. L’azione militare d’Israele non può fermarla nessuno finché tutti gli ultimi ostaggi non saranno stati liberati. 

Premere su Netanyahu perché cessi le ostilità è una perdita di tempo. Nei casi più «nobili», è un alibi per mettersi a posto con la propria coscienza. Il bersaglio politico è errato e si dovrebbero invece concentrare tutte le energie per costringere Hamas a liberare gli ultimi ostaggi, se veramente si soffre per lo sterminio del popolo gazawi.

Io soffro per tale sterminio e per questo mi pongo il problema delle possibilità concrete per porvi fine. Non vado in giro a predicare la pace - quella che ormai si stava diffondendo in quasi tutto il mondo arabo ormai disposto a convivere con Israele - perché so che Hamas non l’accetterà mai e che continuerà a lottare per il GENOCIDIO degli ebrei d’Israele come STA SCRITTO nel suo PROGRAMMA e come ripetono i suoi dirigenti.

La verità è che l’intero mondo civile occidentale si sente in colpa per non aver mai fatto nulla per aiutare veramente Israele a sopravvivere, negli anni in cui l’intero mondo arabo ne voleva la scomparsa dalla carta geografica del Medio Oriente: quando ne voleva in pratica il genocidio.

Che ci piaccia o no, il governo israeliano proseguirà lo sterminio finché Hamas non avrà liberato l’ultimo ostaggio. Giusta o sbagliata (ed è sbagliata, nel senso che dirò avanti) questa è la linea dall’attuale governo israeliano. Nulla può fermarlo: nemmeno gli Usa, anche se Trump volesse provare a farlo. Netanyahu continuerà a uccidere fino alla liberazione dell’ultimo ostaggio e Hamas continuerà ad essere il primo responsabile dello sterminio del proprio popolo: uno sterminio che ha voluto dall’inizio e che continua a volere rifiutando di liberare quella manciata di poveri ostaggi da cui dipendono le vite di migliaia di cittadini gazawi.

Quindi non SI PUO' metterli sullo stesso piano: Hamas ha voluto lo sterminio e non  lo vuole fermare. Il governo di Israele, aggredito e minacciato di genocidio, sta praticando lo sterminio ma solo come forma sbagliatissima di autodifesa. E si fermerà solo quando l’ultimo ostaggio sarà stato liberato. Colpevoli di crimini contro l’umanità entrambi, ma la scelta di avviare i massacri è stata in primo luogo di Hamas (che non a caso ha cominciato a sua volta con un enorme massacro, sadico e disumano), mentre la realizzazione è responsabilità del governo israeliano. Non vedo come si possano mettere sullo stesso piano i due diversi tipi di crimini contro l’umanità: uno aggressivo e l’altro difensivo.

3. 

La democrazia interna di paesi capitalistici (in realtà postdemocratici) non è misurabile con le loro azioni di guerra. Gli Usa rimangono il paese più postdemocratico al mondo (e credo che su questo non ci possano essere dubbi), secondo solo forse alle postdemocrazie scandinave. Di guerre ne ha fatte tante e anche spietate, come in Vietnam; ma non conduce più guerre coloniali (cioè di conquista di territori) dalla Guerra ispanoamericana del 1898, a differenza del nazifascismo, dello stalinismo, della Cina, della Russia attuale ecc.

Negli Usa si è potuto manifestare a livelli di massa contro quella stessa guerra indocinese e il movimento di protesta ha dato un grosso contributo alla vittoria vietnamita finale. In nessun altro paese capitalistico al mondo, per quel che mi risulta, si è mai permesso di manifestare mentre il paese era in guerra. Unica eccezione è ormai solo Israele, dove anche dopo il pogrom del 7 ottobre vi sono state manifestazioni continue (contro il governo), addirittura uno sciopero generale. E attualmente è in corso un processo contro Netanyahu per passate vicende. Sono esempi di pratiche democratiche impensabili nel mondo dittatoriale di chi vuole il genocidio degli ebrei d’Israele.

Trovami un altro paese che possa permettersi tanto pluralismo politico e istituzionale mentre fa la guerra. Anzi, mentre vive da decenni sotto la minaccia di genocidio: il genocidio degli ebrei israeliani che sta nel programma di Hamas, dell’Iran e dei suoi accoliti, ma che ormai e per fortuna non viene più rivendicato da alcun grande paese arabo.

E anche questo è un  segno positivo dei tempi: il mondo arabo, nella sua stragrande maggioranza, ha abbandonato la vecchia posizione del genocidio ebraico-israeliano e ormai questa posizione di antisemitismo islamico (diverso da quello «cristiano» e da quello «di sinistra») è solo dell’Iran.

4. 

E con l’Iran veniamo al mio punto: cosa avrebbe dovuto fare Netanyahu se fossi stato io. Sì, io, ma con la mia formazione di marxista libertario e rivoluzionario. E lasciamo perdere tutto il prima, giacché io non avrei mai permesso ad Hamas di instaurare la sua dittatura e di usare i sussidi internazionali per preparare la guerra.

a) Dopo il 7 ottobre avrei fatto appello alla comunità internazionale perché mi aiutasse a liberare gli ostaggi: Nazioni Unite, Croce rossa, Tribunali vari, Chiese cristiane varie (la cattolica in primo luogo).

b) Nessuno di costoro si sarebbe mosso, come si poteva facilmente prevedere e quindi non mi sarebbe rimasta altra scelta che passare alle armi. Prima però avrei intimato al governo iraniano di far liberare gli ostaggi, se non voleva subire rappresaglie via via crescenti sul piano militare. Devo dire che probabilmente avrei fatto lo stesso con il Qatar, dove la direzione di Hamas trova ancora riparo e finanziamenti.

c) L’Iran ovviamente non avrebbe mosso un dito e quindi avrei cominciato a bombardare alcuni suoi siti strategici, militari soprattutto. A distanza di giorni avrei rinnovato l’ultimatum e allo stesso tempo avrei ampliato le aree da bombardare, con una vera e propria escalation, stando attento il più possibile a non colpire aree di civili.

Un’eventuale reazione militare dell’Iran sarebbe stata benvenuta perché avrebbe aperto la porta finalmente al bombardamento dei suoi siti nucleari: un bombardamento parziale ma non risolutivo, perché la possibilità di distruggerli del tutto sarebbe dipesa da risorse militari che hanno solo gli Usa e che sembrano intenzionati a utilizzare con parsimonia. Ma qualcosa sarebbe stato sempre meglio di niente, dato che l’Iran continua ad arricchire il proprio uranio in vista della creazione della bomba.

Prima o poi il governo iraniano avrebbe dovuto cedere (ordinando ad Hamas di liberare gli ostaggi), ma probabilmente vi sarebbe stata a un certo punto l’insurrezione della sua popolazione che, a maggioranza, non ne può più della dittatura teocratica degli ayatollah.

Sconfitto l’Iran, liberati gli ostaggi, non vi sarebbe stato il massacro dei gazawi e anche Hamas sarebbe finalmente scomparso dalla faccia della Terra. Il fatto che una posizione analoga sia stata espressa da Ernesto Galli della Loggia (Corriere della sera del 26 maggio) non mi preoccupa. Anzi mi conforta, perché dimostra che in fondo la mia posizione non è così estrema o estremista come può sembrare, se ci è arrivato spontaneamente anche un intellettuale liberaldemocratico, animato da spirito illuministico e da una notevole preparazione teorica.

Per concludere: invito a non mettere sullo stesso piano i crimini contro l’umanità di Hamas con quelli dell’attuale governo israeliano. La differenza è qualitativa.

Ribadisco inoltre che solo Hamas può porre termine allo sterminio dei gazawi. Ma anche che le Nazioni Unite, la Chiesa e la Croce rossa non hanno fatto nulla per liberare gli ostaggi. Messi tutti insieme, forse ci sarebbero riusciti e avrebbero salvato decine di migliaia di vite umane. Ma evidentemente il salvataggio degli ostaggi - e quindi anche del popolo gazawi -  non interessava loro come pare non interessare gli antisemiti «di sinistra». 

Nuocere a Israele sembra invece il movente principale di tutti questi organismi internazionali. Se penso che Hamas non è inserito tra i gruppi terroristici, nemmeno dopo ciò che aveva fatto a Gaza (uccisione dei palestinesi fedeli ad Abu Mazen) e poi  in territorio israeliano (pogrom del 7 ottobre), mi rendo conto di quanto illusoria fosse fin dall’inizio la speranza di un intervento delle Nazioni Unite. Infine, rifletti a lungo sull’ipotesi dei bombardamenti crescenti contro l’Iran -oggi il principale nemico della pace nel mondo, più dello stesso regime russo- perché la conseguenza immediata di una tale posizione è che Israele sta combattendo anche per noi e per la salvezza dell’umanità dalla catastrofe nucleare. Questa sicuramente esploderà il giorno in cui il regime fanatico degli ayatollah sarà riuscito a confezionare le sue prime bombe atomiche.

Se vi arriverà, non ho alcun dubbio che le lancerà immediatamente su Israele, consapevole dell’inevitabile rappresaglia nucleare, ma invocando il sacrificio dell’intero popolo iraniano, come Hamas non ha esitato a sacrificare il popolo gazawi. L’integralismo islamico, del resto, prevede l’entrata nel paradiso di Allah di coloro che combattono contro gli infedeli. E lì, come ben sai, ogni maschio è atteso da una settantina di vergini con grossi seni (secondo quanto promette il Corano). Ma niente per le donne.

Indipendentemente da questa mia posizione fondata sull’escalation militare contro l’Iran, sarebbe bello che la sinistra arrivasse a un’altra soluzione. Ma l’importante è che essa sia pratica, che ne siano indicati i soggetti reali e i tempi di realizzazione, e non sia una semplice petizione di principio - come fanno tutti coloro che invocano la pace, senza tener conto delle forze in gioco.

Alla mia posizione io arrivo avendo alle spalle il mio percorso teorico, figlio di un certo tipo di cultura marxista rivoluzionaria e libertaria, impegnato praticamente dagli anni ‘60 a lottare per l’abolizione del capitalismo (nel senso di un suo superamento e non di regresso a formazioni sociali precapitalistiche o istituzioni predemocratiche). Come si sa, sono ormai privo di qualsivoglia fiducia nelle istituzioni politiche che dominano il mondo (Nazioni Unite comprese), e sono addirittura sgomento per i processi degenerativi in senso dittatoriale, hitlerocomunistico e antisemitico che sta inducendo la smania di protagonismo digitale anche in molti giovani della tua generazione.

di Roberto Massari, per conoscere chi sono: https://www.meer.com/it/authors/733-roberto-massari.

https://utopiarossa.blogspot.com/2025/06/solo-hamas-puo-fermare-lo-sterminio-gaza.html

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A mio avviso assolutamente ineccepibile!

martedì 15 luglio 2025

Dai cinque ai dieci anni...

 “Dateceli dai cinque ai dieci anni, e saranno nostri per tutta la vita”.

Joseph De Maistre; conte, 1753 – 1821, tra i più noti critici della rivoluzione francese ed uno dei massimi esponenti della corrente reazionaria del periodo post-rivoluzionario, padre del moderno conservatorismo.

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Penso (e temo) che abbia ragione: è difficile staccarsi dall'imprinting e ragionare con la propria testa!

mercoledì 2 luglio 2025

Le donne e la teologia

 

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Quando ho letto questa cosa NON ci credevo e ho controllato risalendo alle fonti: E' TUTTO VERO!
Sinceramente non ho parole...

lunedì 19 maggio 2025

La Scienza

Alla scienza non c'è bisogno di “credere”. 

Non è una fede, ma un metodo per distinguere ciò che funziona da ciò che ci illude.

La scienza non promette certezze assolute, ma ci offre strumenti per orientarci nel mondo anche quando il mondo cambia e non è poco.

Alla scienza possiamo affidarci. 

Non perché sia infallibile, ma perché è trasparente, autocorrettiva, collettiva. Perché cambia idea quando i fatti cambiano. Perché ci mostra che sbagliare, se lo sappiamo riconoscere, è la strada più onesta per arrivare a capire.

Massimo Polidoro newsletter@massimopolidoro.com

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C'è altro da aggiungere? Non credo! :-))


giovedì 15 maggio 2025

Barare con l'AI...

Gli LLM (Large Language Model, Modello Linguistico di Grandi Dimensioni. E' un tipo di modello di intelligenza artificiale, in particolare un modello di apprendimento automatico addestrato ad elaborare e generare linguaggio umano) sono usati per scrivere quei testi che devono essere prodotti ma non vengono mai letti da nessuno. Magari oggi vengono riassunti da altri LLM a beneficio dei capi: una perfetta economia circolare, come preconizzato da Douglas Adams (famoso scrittore britannico di fantascienza umoristica) quando definì il Monaco Elettrico come “un dispositivo per risparmiarci fatica: le lavapiatti lavano dei noiosi piatti per noi, risparmiandoci la fatica di lavarceli da soli; i videoregistratori guardano noiosi programmi per noi, risparmiandoci la fatica di guardarceli da soli: i Monaci Elettrici credono cose per noi”.

Ma c’è un altro campo in cui questi chatbot sono ormai onnipresenti, ed è quello della scuola. 

Il problema si pone soprattutto per gli studenti universitari. James D. Walsh scrive sull’Intelligencer (https://nymag.com/intelligencer/) un articolo dove raccoglie pareri di studenti che spiegano che usare l’IA non sia altro che un modo per recuperare RAPIDAMENTE informazioni e di insegnanti che parlano dei loro metodi per trovare le prove dei misfatti. Gli studenti sanno di barare: lo si vede da come spiegano i prompt da usare per ottenere un risultato che appaia meno artificiale e di chi afferma che si fa solo dare uno schema della risposta che poi costruisce da solo...

LA COSA PIU' INTERESSANTE, PERO', E' CHE IL GIORNALISTA AFFERMA CON FORZA CHE QUESTO E' IL FUTURO DELLA SCRITTURA!

I docenti sono chiaramente in difficoltà: l’unico modo a prova di errore per essere certi che lo studente abbia davvero studiato è quello di lasciar perdere i testi scritti e fare solo esami orali, il che è impraticabile. 

I sistemi automatici, purtroppo, per sgamare i testi generati artificialmente hanno una scarsa affidabilità: Walsh riporta che ZeroGPT ha dato una probabilità superiore al 90% che UN BRANO DELLA GENESI FOSSE STATO SCRITTO DA UNA AI... Se gli ha dato in pasto la Bibbia di Re Giacomo il sistema potrebbe essere stato tratto in inganno dalla prosa cinquecentesca. 

Altri professori inseriscono a bella posta nel testo parole e frasi fuori contesto, tipo “broccoli” o “parlami di Dua Lipa”, magari scritte in bianco in modo che almeno gli studenti più stupidi che si limitano a copia incollare il testo senza rileggere l’elaborato siano subito sgamati. Uno studente appena un po' sveglio se ne accorgerebbe comunque.

Anche Chad Orzel (https://en.wikipedia.org/wiki/Chad_Orzel) su Substack parla di ”avvelenamento dei testi” mostrando come questa sia una pratica che precede gli LLM: il professore che avvisa che avrebbe dato quattro testi di esame a caso e arriva con fogli di quattro colori diversi, colori che non hanno nulla a che vedere con i quattro testi diversi è interessante.  Orzel nota come il problema degli LLM nel campo umanistico è quello che gli insegnanti di materie STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics) hanno da decenni. In questo caso, infatti, la risposta corretta è una sola e quindi non si può capire se arriva da un procedimento compiuto dallo studente oppure è stata semplicemente copiata. Peggio ancora, il numero di domande interessanti e soprattutto svolgibili in un compito è relativamente basso, e non si può pensare di inventarsi ogni volta domande nuove, anche solo cambiando i numeri in gioco. 

Ma soprattutto, aggiunge Orzel, IL TEMPO a disposizione dei professori E' LIMITATO. Vale la pena di spenderlo per cercare di rendere la vita più complicata a chi copia, o non è forse meglio dedicarlo a insegnare a chi vuole davvero imparare? 

E' però preoccupante l’uso indiscriminato che viene fatto da troppa gente con l’IA che fa davvero da Monaco Elettrico. Non bastava l’instupidimento da social media, adesso arriviamo a contenuti condivisi senza nemmeno essere letti e che a loro volta genereranno materiale sempre più scadente. Come cambiare le cose per un’uso responsabile dell’AI?

https://xmau.com/wp/notiziole/2025/05/13/barare-con-lai/

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Il problema è ENORME. Chi segue gli sviluppi dell'AI sapeva già da tempo che il problema si sarebbe posto anche se pochi prevedevano che ci si sarebbe arrivati in così poco tempo. 

Ovviamente non ho soluzioni da proporre ma solo tanta preoccupazione!

domenica 4 maggio 2025

La critica storica della Bibbia

 Benedetto XVI ha SCRITTO: “La critica storica ha scompaginato la Bibbia rendendo non credibile la sua origine divina”.

Marcello Pera - Joseph Ratzinger, Senza radici. Europa, relativismo, cristianesimo, islam. 

Mondadori 2004, p.114-115

La lettera di J. Ratzinger a Marcello Pera può essere letta per intero all'indirizzo: https://www.movimentoper.it/wp-content/uploads/2011/12/Lettera-di-Benedetto-XVI-a-Marcello-Pera.pdf

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E' sorprendente come certe cose passino sotto silenzio sia tra i credenti che tra gli scettici. O forse no... Abbiamo troppo bisogno di credere...

sabato 3 maggio 2025

Dio buono e onnipotente

 Ho compreso, finalmente, che relativamente al concetto di Dio, buono/onnipotente è un binomio assurdo. Volendo proprio esagerare, potrei dichiararmi moderatamente agnostica nei confronti di un Dio buono e poco potente, ma costantemente ostacolato da spiriti maligni (queste sono le concezioni che in cui mi sono imbattuta nei riti indios e afrobrasiliani e, sebbene ovviamente non ci creda, trovo che poggino su basi più sensate di quelle cattoliche).

https://www.leternoassente.com/?page_id=6592

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In termini di logica e senso è impossibile dargli torto ma la fede... non si basa su queste cose ma, essenzialmente, sulla paura e sulla speranza!

venerdì 11 aprile 2025

Una organizzazione cristiana fondamentalista

 Una organizzazione cristiana fondamentalista chiamata IBLP (https://iblp.org/) – Institute in Basic Life Principles (“Istituto dei principi di vita basilari”) è presente in 13 paesi del mondo, fu fondata nel 1961 da Bill Gothard che ne rimase a capo fino al 2014, quando fu rimosso a seguito di numerose accuse di molestie sessuali. 

L’IBLP si fonda sull’interpretazione letterale delle Sacre Scritture e ritiene che la Bibbia debba essere la base pratica per ogni azione dell’essere umano. I precetti dell’IBLP si estendono a ogni area della vita delle persone:

- rifiuto categorico di qualsiasi metodo contraccettivo e di pianificazione familiare ai precetti su quando una coppia sposata debba astenersi dall’avere rapporti sessuali; 

- imposizione per i genitori di istruire i figli a casa;

- contrasto all’ascolto di musica rock;

- indicazioni su come vestirsi e portare i capelli;

- divieto per i figli maschi di cambiare il pannolino alle figlie femmine perché potrebbe portare a “immoralità”;

- fra i principi fondamentali dell’IBLP c’è il concetto di autorità, che prevede, fra le altre cose, che le mogli si sottomettano ai mariti in quanto «aiutanti create in modo perfetto per andare incontro ai loro bisogni».

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Credo non ci sia bisogno di commentare. Il problema è che questa gente ha vaste proprietà immobiliari,  un sito internet molto ben fatto e notevole diponibilità economiche: può essere attrattivo per menti deboli...

lunedì 24 marzo 2025

Uomini e donne

Deuteronomio 25:11-12 Nuova Riveduta 2006 (NR06)

Quando degli uomini si metteranno a litigare, e la moglie dell’uno si avvicinerà per liberare suo marito dalle mani di quello che lo percuote, stenderà la mano e afferrerà i suoi genitali, tu le mozzerai la mano; l’occhio tuo non ne abbia pietà.

 https://www.bible.com/it/bible/compare/DEU.25.11-12

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La Sacra (!!) Bibbia: parola di Dio...

lunedì 17 marzo 2025

Il big bang

Il grande equivoco del big bang

Si usa lo stesso nome per due cose diverse, ed è "una confusione seria", spiega Amedeo Balbi, astrofisico e autore di diversi libri di divulgazione scientifica. 

C’è un equivoco persistente che riguarda l’origine del nostro universo e la sua descrizione scientifica. L’equivoco nasce dal fatto che si usa lo stesso nome, ovvero «big bang», per riferirsi sia a un modello sia a un evento. È una confusione seria.

Il modello del big bang è oggi la nostra migliore descrizione dell’evoluzione dell’universo osservabile nei passati 13,8 miliardi di anni. Secondo questo modello, l’universo ha raggiunto il suo stato attuale espandendosi ininterrottamente a partire da una condizione di altissima densità e temperatura, in cui tutta la materia era scomposta nei suoi costituenti fondamentali. Il modello del big bang poggia sulle solide basi della teoria della relatività generale di Einstein, su un quadro fisico messo alla prova fino alle più alte energie raggiunte negli acceleratori di particelle, nonché su una serie impressionante di evidenze: le più notevoli sono l’espansione dell’universo, l’esistenza di un fondo cosmico di radiazione a microonde, e la corretta previsione dell’abbondanza dei nuclei di elio e degli atomi più leggeri. È un modello di straordinario successo – nei limiti in cui è applicabile – e che al momento non ha alternative credibili.

Tuttavia, la maggior parte delle persone (scienziati inclusi) usa il termine «big bang» in un altro senso, per riferirsi all’evento che avrebbe dato inizio al nostro universo.

E qui le cose si fanno confuse, per almeno due ragioni. La prima è che non è del tutto chiaro a quale evento ci si riferisca. La possibilità meno problematica è che si usi il termine «big bang» per indicare uno stato primordiale in cui densità e temperatura avevano valori enormi ma non infiniti, e da cui si è dipanata la successiva evoluzione dell’universo osservabile (descritta dal modello del big bang). In questo senso, che è quello generalmente inteso (magari senza dirlo in modo esplicito) dagli addetti ai lavori, il big bang non è altro che una fase all’interno di una cornice fisica preesistente, che si può descrivere ragionevolmente bene con le teorie conosciute.

Ma c’è un’altra possibilità, più problematica. Se si spinge ancora più indietro nel tempo la descrizione dell’evoluzione dell’universo basata sulla relatività generale, si arriva fatalmente a uno stato in cui la temperatura e la densità diventano infinite: è quello che i fisici chiamano una «singolarità». Questo stato segnerebbe l’inizio stesso del tempo e dello spazio, ed è quello a cui molti pensano quando usano la parola «big bang»: un istante che non ha un prima, l’improvvisa comparsa dal nulla di tutto ciò che esiste.

Purtroppo (e questa è la seconda e più grave ragione di confusione), mentre non abbiamo praticamente alcun dubbio sul fatto che l’evoluzione dell’universo sia iniziata 13,8 miliardi di anni fa da uno stato di enorme densità e temperatura (che possiamo continuare a chiamare «big bang» per comodità), non c’è alcuna prova che esso sia originato da una singolarità. Ed è proprio la comparsa degli infiniti a metterci in guardia: ci dice che la fisica che usiamo per spingerci in quei territori è inadatta a descriverli e che dovrà necessariamente essere aggiornata a una versione migliore, che ancora non abbiamo. Di fatto, le idee che i fisici teorici stanno esplorando, in questo senso, presuppongono che il nostro universo sia il risultato di processi precedenti, che per ora non abbiamo gli strumenti concettuali per comprendere. Ex nihilo nihil fit, dicevano i filosofi antichi: nulla viene dal nulla, e la cosmologia moderna, intesa correttamente, non avrebbe niente da eccepire.

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Non semplicissimo da capire ma molto interessante.

domenica 9 marzo 2025

Come fa la massa ad aumentare quando vai più veloce?

 Come fa la massa ad aumentare quando vai più veloce?

Per rispondere a questa domanda, però, ce ne dobbiamo porre un’altra: cosa intendiamo per massa? Potreste aver sentito dire che nulla che abbia massa possa andare alla velocità della luce. Le uniche cose che viaggiano a circa 300mila chilometri al secondo sono i fotoni, quindi, la luce. Niente con una qualsiasi massa può viaggiare alla velocità della luce, perché man mano che ci si avvicina, la massa aumenta. E se viaggiassimo alla velocità della luce, avremmo una massa infinita.

Una delle cose di cui dobbiamo renderci conto è che la velocità della luce è molto, molto speciale. Non è semplicemente la velocità di qualcosa che si muove nello spazio. Man mano che ci si avvicina alla velocità della luce, il tempo stesso inizia a rallentare. E lo spazio a contrarsi. Man mano che ci si avvicina a quella velocità, l’intero universo diventa sempre più piccolo, fino a diventare un singolo punto.

La luce non sperimenta lo spazio o il tempo. Il tempo e lo spazio stesso si fermano, quando vai a quella velocità. Quindi il motivo per cui non si può accelerare alla velocità della luce, e quindi il motivo per cui diciamo che avresti una massa infinita, è difficile da capire perché non consideriamo la massa come una forma di energia. Ma se riprendiamo il concetto di Einstein, E uguale mc al quadrato, capiamo che massa ed energia sono equivalenti. La massa, in sostanza, è la misura di quanta energia c’è in un oggetto. Ed è per questo che la massa sembra aumentare man mano che si va più veloci, ma non è che si diventa più pesanti!

L’aumento di massa è qualcosa che viene osservato solo dalle persone che ti guardano passare. Se fossi su un’astronave che va fin quasi alla velocità della luce, non saresti più pesante. Potresti saltare, muoverti, sederti e alzarti. Non noteresti alcun cambiamento. Ma se qualcuno misurasse la tua massa mentre passi, alla tua massa a riposo dovrebbe sommare questa energia data dall’enorme velocità con cui stai attraversando lo spazio. Si chiama massa relativistica.

https://www.passioneastronomia.it/la-velocita-della-luce-spiegata-bene/

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Semplice, vero? Ecco un eccellente esempio di come rendere apparentemente semplice e comprensibile questioni complesse e difficilissime!!!


lunedì 24 febbraio 2025

La comunicazione

 Domanda: Perché la scienza, la statistica e la memoria oggi vengono messe in discussione o denigrate per finalità comunicative / propagandistiche / ideologiche? Come mai hanno perso "autorità"?

R: Potremmo rispondere, con una battuta: perché sono difficili. Perché è più semplice sostituire degli slogan, delle semplificazioni infantili a dei ragionamenti complessi. Questa dell'ipersemplificazione è la domanda sociale prevalente.

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Domanda: Come funzionano le fake news nella manipolazione emotiva dell'opinione pubblica? Pare che, anche quando la notizia viene clamorosamente sbugiardata, sortisce comunque l'effetto sperato.

R: Dato che la menzogna è vecchia quanto l'uomo potremmo essere portati a considerare che le fake news non rappresentino un fenomeno nuovo. 

Tutti noi abbiamo letto sui giornali come hacker di alcune nazioni abbiano operato su larga scala sui social e media di altre nazioni per influenzare i risultati delle elezioni [non solo nei regimi dittatoriali]Gli studi scientifici indicano che la ripetizione di una notizia, anche falsa, finisce per renderla credibile e porta ad accettarla. Questo spiega la ripetitività talora ossessiva di certa pubblicità, così come una campagna elettorale basata su slogan e frasi denigratorie verso l'avversario brevi e ripetute in continuazione.

Il cosiddetto “analfabetismo funzionale” secondo il quale il 30-40% della popolazione pur sapendo leggere e scrivere non comprende frasi complesse e troppo lunghe, naturalmente favorisce certi approcci e scelte non etiche. Lo si è visto negli USA, negli Stati rurali a più basso livello di scolarizzazione rispetto alle grandi metropoli. La logica (che guida da una parte la comunicazione e dall'altra la scelta) sia di un prodotto come di un candidato è spesso purtroppo opportunistica.

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Domanda: Qual è il ruolo dei social media e dell'intelligenza artificiale nella produzione di contenuti e notizie che non hanno la verità come faro?

R: Oggi si parla di post-umanesimo e di era digitale a indicare che i media e l'intelligenza artificiale svolgono un ruolo fondamentale sul piano esistenziale, sociale, economico e politico. Ci si è resi conto dell'effetto devastante che questo può produrre a medio e lungo termine e che è necessario cercare di normare al più prestoMa in molti casi non vi è rispetto per alcun principio etico. Si ricorderà che Trump venne escluso da tweeter perché oltre il 50 per cento dei suoi messaggi conteneva informazioni palesemente false. Poi il problema venne risolto da Elon Musk con un'operazione (acquisto di Twitter e il lancio della nuova piattaforma X) giudicata tra le più improduttive della storia (perse quasi l’80% del suo valore); questo a una prima valutazione, perché a lungo termine sia lui che Trump hanno notevolmente incrementato il loro patrimonio (nel caso di Trump è raddoppiato).

Il tempo della “verità irrilevante” è il tempo della “religione del capitale”, per usare la definizione di Walter Benjamin. Si tratta del passaggio dall’imprenditoria privata come strumento utile per il raggiungimento di un maggior benessere individuale e collettivo, dunque come uno dei diversi regolatori sociali, alla pretesa del capitalismo postmoderno di esercitare una dominazione globale, di carattere fascinoso, seduttivo, sulla totalità della personalità: si potrebbe parlare di una colonizzazione dell'anima.

Comunicare il vero e il falso. La comunicazione oggi tra mondo digitale, etica 

neuroscienze, Mimesis, Milano 2024.

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Molto interessante!

Trump

Lo stupore suscitato dalla vittoria elettorale di Donald Trump, nonostante i suoi guai giudiziari e tutte le sue malefatte (inclusa una sorta di replica della Marcia su Roma), nasce dal fatto che a votarlo sono state molte categorie di elettori che, in teoria, avevano tutto da perdere a sostenerlo.

1) Perché gli americani di origine ispanica hanno votato in massa per uno che li ha trattati con disprezzo e ha promesso di cacciarli via o, addirittura, di deportarli in catene (come poi sta facendo?). Intanto perché gli immigrati di terza generazione si sentono nordamericani e pensano, egoisticamente, che i NUOVI immigrati, provenienti dal Centro e dal Sud America, vengano al nord per rubare loro i posti di lavoro. Inoltre i “chicanos” sono imbevuti di cultura “macho” e non possono andare d’accordo con chi continua a parlare di inclusività, di parità di genere e di abolizione del patriarcato. Questo tipo di visione del mondo, che una certa destra ha ribattezzato “cultura woke” ha creato molto disagio in chi non se ne sentiva parte. Aggiungiamo che gli ispano-americani sono in stragrande maggioranza cattolici e non accettano l’idea del diritto all’aborto. Biden, pur essendo cattolico pure lui (di origini irlandesi), ha difeso il diritto di scelta delle donne, ma si è giocato buona parte dell’elettorato con convinzioni religiose e anche il sostegno di parte delle gerarchie ecclesiastiche.

2) Perché i neri americani hanno votato per uno che appoggia apertamente i gruppi di suprematisti bianchi e che ha ricevuto un esplicito endorsement da parte del Ku Klax Klan e dei neonazisti americani? In realtà in molti non sono andati a votare, considerando le elezioni “roba da bianchi” e non riconoscendo la candidata Kamala Harris come “una di loro”. Però quelli che hanno votato hanno scelto in massa Trump, perché in genere appartengono alla classe operaia ed erano arrabbiati per l’inflazione, che ha ridotto il potere d’acquisto dei loro salari, e per la crisi industriale dovuta alla globalizzazione, che ha spostato all’estero molta della produzione, verso paesi dai costi del lavoro più convenienti. Senza contare che molti di loro hanno la stessa cultura maschilista degli ispanici: ascoltare qualche pezzo rap o hip-hop per rendersene conto.

3) Perché la gente comune ha fatto così fatica ad accettare l’idea che il cambiamento climatico in atto sia colpa dell’uomo? Perché hanno preferito credere a complottisti e negazionisti del climate change? Perché prendere sul serio qualcuno che dice che, se si sciolgono i ghiacci polari, ci saranno più spiagge e più case con vista mare? Semplicemente, perché il cambiamento del clima era un concetto troppo difficile da accettare; richiedeva un pensiero elaborato che a molti non riusciva, mentre i suoi detrattori rispondevano con slogan semplici e diretti. C’è poco da fare: gli slogan sono facili, i ragionamenti sono difficili.

4) Perché molti ecologisti, che avevano apprezzato le timide aperture di Biden verso il “green deal”, con riforme attese da tempo, poi non lo hanno votato? Il fatto è che sono in genere anche dei pacifisti, per cui hanno ritirato il loro appoggio a uno che ha gettato decine di milioni di dollari nella guerra in Ucraina. Anche perché in molti, negli USA, ci hanno visto più un fatto personale tra Biden, Blinken e Putin che una difesa degli interessi nazionali.

5) Perché ascoltare un miliardario come J. D. Vance, soltanto perché proviene dalla zona depressa degli Appalacchi? Perché i bianchi poveri delle zone rurali, che sono comunque tanti, si sono sentiti trascurati. È un problema antico, fin dai tempi di Erskine Caldwell e John Steinbeck: ignorarne il peso ha dato l’impressione che i Democratici fossero un partito elitario, teso a tutelare solo alcune minoranze e a privilegiare gli abitanti delle grandi città. Non ha certo aiutato a decidere in loro favore il fatto che i Dem abbiano da tempo rinunciato a difendere il welfare state e un’economia basata sulle attività produttive, appoggiando un capitalismo finanziario privo di controlli. Così questi poveracci sono rivolti in massa a un bancarottiere e frequentatore di attricette porno, miliardario e disprezzatore delle loro categorie, ma che sembrava parlare la loro stessa lingua. Il loro ragionamento è semplice e antico: sarà un figlio di buona donna, ma è il NOSTRO figlio di buona donna.

C’erano anche altri fattori all’opera, naturalmente, a cominciare dallo strapotere dei mezzi d’informazione, che hanno avvelenato tutta l’opinione pubblica. Non sono stati i quotidiani e i periodici stampati, che hanno comunque cercato di fare informazione. Oramai l’opinione si forma tramite i mass media più recenti: i canali televisivi privati, i social network, la messaggistica attraverso la telefonia mobile e il web. Hanno tutti operato per disinformare e plasmare l’opinione degli elettori. Alla fine i conservatori, i neri, gli ispanici, le persone con convinzioni religiose e i meno abbienti hanno voltato tutti insieme le spalle a chi, in teoria, poteva difenderli, per rivolgersi a uno che “diceva le cose giuste”.

E questo è il vero punto centrale. Secondo me, sta emergendo un serio problema che i bene informati definiscono “analfabetismo funzionale”, ma che a me piace definire “il problema degli idioti in marcia”.

È un paradosso matematico, basato sull’idea che l’Imperatore della Cina decida un bel giorno di contare i suoi sudditi. Per censirli, ordina che sfilino allineati per quattro sotto le sue finestre, mentre i suoi funzionari li contano. Soltanto che la conta non può mai finire, perché ne nascono sempre dei nuovi.

Franco Piccinini, medico, scrittore, analista storico/politico

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Molto convincente!