"Sviluppo" e "innovazione" sono due parole "magiche" che compaiono spessissimo nei discorsi dei politici e nelle analisi sociologiche dei media.
Molto raramente (per non dire mai) vengono però spiegati nel loro reale significato al di là della facile e superficiale attrazione che esercitano nel pubblico.
Vediamo un po':
1. Sviluppo. E' sempre coniugato nel senso di aumento e/o diversificazione dei consumi (soprattutto hardware), più produzione industriale, crescita demografica, livello di vita più alto (e crescita delle "necessità", nuovi e più prodotti, ecc.) e questo implica necessariamente:
- maggior sfruttamento delle risorse naturali (che sono, ovviamente,tutt'altro che infinite),
- maggior inquinamento,
- più pressione ambientale.
2. Innovazione. Viene vista nelle sue accezzioni di cambiare prodotti, metodi e modalità di lavoro, abitudini di vita, strutture sociali, sottintende che vecchio vuol dire sbagliato e non più adeguato. ecc. Questo implica:
- aumento della quantità di rifiuti prodotti;
- più e/o nuovo sfruttamento di risorse naturali;
- costruzione e/o demolizione di luoghi di produzione con conseguente nuova logistica come i sistemi di trasporto e di comunicazione;
- divaricazione crescente tra chi non riesce (o non vuole) seguire i cambiamenti e che, invece, ci riesce;
- straniamento e ansia di inadeguatezza in un sempre maggior numero di persone.
Una facile obiezione a quanto sopra è che ragionare così vuol dire essere contrari al "progresso". Personalmente non è così anzi, voler vedere nei suoi effetti pratici questi (e altri) "slogan" e riflettere sui cambiamenti della nostra civiltà mi sembra INDISPENSABILE.
Tra l'altro non dovrebbe essere lo scopo dei media di informazione?
E' nella logica delle cose che i "politici" in democrazia inseguano il consenso degli elettori quindi gli dicano quello che questi volgliono sentire; non accettabile è che molti organi di informazione non presentino TUTTI gli aspetti di un futuro cambiamento.
A mio avviso, a monte, il vero problema di fondo è che si può, e si deve, riuscire a far passare nella "cultura" generale il concetto di LIMITE (tutto ha e deve avere un limite: il numero di figli, le dimensioni delle auto, la quantità di birra che si può bere prima di guidare, ecc. ecc.) riflettendo su quello che stiamo facendo e su quello che lasceremo ai nostri figli.
Secondo me, ovviamente.